Il dato secco è che, stando ai numeri forniti dagli uffici tecnici dei Comuni campani, dal 2004 al 2020 è stato abbattuto solo il 19,6 % degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo. In base alle risposte complete date dai 47 comuni campani che hanno risposto al questionario di Legambiente su 6.966 ordinanze di demolizioni sono state eseguite 1363.
Un confronto di massima con i dati del 2018, anche se il campione dei Comuni che hanno risposto quest’anno non è lo stesso della precedente rilevazione, evidenzia un incoraggiante incremento della Campania (dal 3% al 19,6%).
Abusivismo edilizio: il dossier di Legambiente
È quanto emerge in sintesi dalla fotografia scattata dalla seconda edizione del dossier “Abbatti l’abuso” di Legambiente sulle mancate demolizioni edilizie nei comuni italiani, dalla quale emerge con chiarezza una Penisola spaccata in due.
Nelle regioni del Sud Italia, dove il fenomeno dell’abusivismo edilizio ha pesantemente compromesso il territorio, le demolizioni sono ferme al palo andando, così, ad aumentare il divario con un Nord Italia che, invece, fa più controlli, sanziona l’abuso e demolisce.
Numeri nel complesso preoccupanti che per Legambiente dimostrano come in Italia in generale e in Campania in particolare l’abusivismo e il cemento illegale siano ancora una piaga da sanare. E spesso legato alla criminalità organizzata.
La situazione della Campania
In Campania dal 1991 sono 111 i comuni sciolti per mafia e secondo una elaborazione di Legambiente analizzando i decreti di scioglimento nell’80% dei comuni sciolti nelle motivazioni troviamo sempre il ciclo illegale del cemento. Abusivismo edilizio, casi ripetuti di speculazione immobiliare, pratiche di demolizione inevase. E ancora apertura di cave, movimentazione terra, fornitura di materiale da costruzione, lavorazione e trasporto di inerti, produzione di calcestruzzo, e poi speculazioni, lottizzazioni immobiliari abusive, appalti truccati e subappalti compiacenti.
A ciò si aggiunge anche il “pasticcio” generato nelle scorse settimane dalla circolare interpretativa inviata dal Ministero dell’Interno a tutte le prefetture che va ad azzerare l’efficacia della norma, inserita nella L.120/2020, c.d. Dl Semplificazioni, che attribuisce ai prefetti il potere sostitutivo nelle demolizioni degli abusi edilizi, di fronte all’inerzia dei Comuni che emettono le ordinanze ma non le eseguono.
“Applicando le disposizioni della circolare ministeriale – denuncia Legambiente – si va a restringere l’ambito d’azione dei prefetti ai soli abusi edilizi accertati dopo l’entrata in vigore della legge e, escludendo tutte le ordinanze su cui sia pendente un ricorso per via amministrativa, decine di migliaia di manufatti illegali sono destinati a rimanere esattamente dove sono, com’è successo finora”.
A confermare l’inequivocabile senso della norma sono le 935 ordinanze inevase trasmesse, da settembre 2020 a marzo 2021, dai Comuni alle prefetture.
“Procedere con gli abbattimenti – spiega Mariateresa Imparato, presidente regionale di Legambiente – è il migliore deterrente perché si scongiuri il sorgere di nuovi abusi edilizi. Il quadro che emerge dal nostro dossier conferma la necessità, non più procrastinabile, di avocare allo Stato il compito di riportare la legalità dove le amministrazioni locali non sono riuscite a farlo per decenni. In una regione come la Campania dove per anni si è viaggiato alla media di oltre 5mila case abusive all’anno riteniamo necessario che le demolizioni devono rispondere a dei criteri di priorità in base alla gravità, prediligendo quindi gli immobili rientranti in aree a rischio idrogeologico o a rischio frana o collegati alla criminalità organizzata. É ovvio che le demolizioni degli abusi speculativi e delle seconde case, a maggior ragione se ricadenti all’interno della fascia costiera, debbano avere una corsia preferenziale, costi quel che costi”.
“Tutto ciò– conclude Imparato- non deve rappresentare un alibi nella lotta al cemento illegale: per liberare il Paese dallo sfregio del cemento selvaggio e dall’abusivismo impunito serve un netto cambio di direzione che solo la classe politica può intraprendere, non sono ammessi più ritardi o passi falsi”.
I dati delle Province
Nel questionario, che Legambiente ha inviato ai 550 comuni campani e a cui hanno risposto in maniera completa e corretta 47 amministrazioni (un tasso di risposta del 8,5% tra i più bassi d’Italia), è stato chiesto di fornire il numero di ordinanze di demolizione emesse dal 2004, anno successivo all’ultimo condono edilizio, al 2020 il numero di esecuzioni, il numero di immobili trascritti al patrimonio pubblico e quello delle pratiche trasmesse alle Prefetture come previsto dalla nuova legge (L.120/2020) in caso di inottemperanza entro 180 giorni.
Tutte le province campane non si distinguono in fatto di trasparenza della pubblica amministrazione: in Provincia di Avellino solo il 12,7% dei Comuni ha fornito i dati richiesti. Seguita da Salerno con il 10,8% dei Comuni, Benevento con il 10,8%, Napoli con il 4,3% e Caserta con il 3,8%. Per quanto riguarda le demolizioni, su scala provinciale, la performance migliore è quella dei Comuni della Provincia di Avellino dove su 1496 ordinanze di demolizioni emesse sono 574 quelle eseguite pari al 38,4%.
Seguono i Comuni della Provincia di Benevento con 103 ordinanze di abbattimento di cui 30 eseguite (29,1%), quella di Caserta con 70 ordinanze eseguite su 292( 24%) e Salerno dove su 2157 ordinanze di demolizioni emesse sono 452 quelle eseguite pari al 21%, infine, la provincia di Napoli, con 2918 ordinanze di demolizione comunicate dai Comuni e 237 quelle eseguite pari al 8,1%.
Se stringiamo l’obiettivo sui capoluoghi di provincia, merita una menzione Avellino, prima tra le città del sud, che ha demolito il 48% degli immobili abusivi: ben 480 abbattimenti su 1000 ordinanze emesse, segue Salerno dove su 1524 ordinanze di demolizioni sono state 208 quelle eseguite apri al 13,6%. Chiude Benevento con 14 ordinanze emesse e nessuna eseguita.