Osservatorio di Petina, finiti i lavori: presto si potranno riveder le stelle

Ultimi test e poi l'apertura al pubblico per l'Osservatorio Astronomico di Petina. Un momento atteso da oltre un decennio

Di Katiuscia Stio

PETINA. L’annuncio è arrivato ieri, giorno del solstizio d’estate. I lavori all’osservatorio astronomico di Petina sono terminati. Ad annunciarlo l’ingegnere Ettore Marmo, direttore della struttura. Eseguite anche le prove di funzionalità generale «che hanno dato ottimi risultati».

«Sono fiero e orgoglioso di aver dato il mio contributo alla riqualificazione e ammodernamento dell’osservatorio che è ormai pilotabile da remoto», dice soddisfatto Marmo.

«Abbiamo bisogno ancora di qualche notte di cielo sereno per calibrare al meglio l’intero sistema prima di poter iniziare ad utilizzarlo con il coinvolgimento del pubblico», ha aggiunto il direttore ma manca davvero poco all’apertura.

Osservatorio di Petina: i lavori

Grazie ad un finanziamento di 200mila euro arrivato nel 2019, è stato possibile avviare una serie di interventi che hanno garantito la piena operatività dell’osservatorio astronomico.

Una notizia importante e soprattutto attesa. Tante erano le aspettative del territorio per l’osservatorio di Petina che però, per quasi un decennio, non è stato funzionante.

Poi nel 2019 la svolta: l’amministrazione comunale riuscì ad ottenere 200mila euro per la riqualificazione tecnologica hardware e software degli impianti.

Una speranza per il territorio rimasta a lungo disattesa

L’Osservatorio Astronomico si trova in cima agli Alburni, in località Aresta di Petina, a 1300 metri di altitudine, nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni.

La struttura è nata da un vecchio “casone” che, immerso nel verde dei pianori degli Alburni, ricovero di pastori e mandriani, fu fatto costruire molti anni fa dalla Comunità montana Alburni.

L’Osservatorio nel tempo era diventato uno dei più grandi osservatori amatoriali d’Italia. Esso si avvale della collaborazione dell’associazione “Astrofili degli Alburni”.

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