Immigrazione clandestina e sfruttamento badanti. Una maxi operazione dei Carabinieri della Compagnia di Vallo ha portato ad individuare e sgominare un’associazione a delinquere che operava dal Cilento alla Calabria. L’indagine, attraverso una cooperazione internazionale si è estesa fino in Moldavia. Nelle prime ore di ieri mattina i militari al comando del Capitano Annarita D’Ambrosio con il Reparto Territoriale di Aprilia e con le Compagnie di Agropoli, Castrovillari e Scalea, hanno eseguito 11 misure cautelari personali emesse dal Gip presso il Tribunale di Vallo su richiesta della Procura.
A carico degli indagati, secondo le indagini partite qualche anno fa, ci sono pesanti accuse, dall’associazione a delinquere allo sfruttamento del lavoro e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In carcere sono finiti Mariano Vassallo, di Pollica e la compagna moldava Tatiana Marticiuc. Agli arresti domiciliari il 91enne Carmine Gorrasio residente ad Agropoli. Obbligo di dimora per Carmine Mirarchi di Agropoli, Crescenzo Mastalia di Laureana Cilento e per Alessandro Stasi di Albanella, Manuela Enea romena ma residente a Cisterna di Latina, Francesco Provenzale di Altomonte, in provincia di Cosenza, per Maikol Vassallo, residente a Pomezia.
I coinvolti devono rispondere anche di estorsione. Secondo l’accusa avrebbero costretto badanti moldave a consegnare loro del denaro minacciando di abbandonarle per strada e farle arrestare. Il lavoro investigativo ha fatto emergere aspetti agghiaccianti. Gli indagati attraverso un sistema ben definito reclutavano donne moldave allo scopo di destinarle al lavoro di badanti in condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno. Le donne venivano fatte arrivare direttamente dalla Moldavia ed entrare in Italia senza alcun permesso. Le indagini sono partite territorialmente in Italia anche grazie all’attività coordinata dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (Scip) e dall’ufficio dell’esperto per la sicurezza in Romania e Moldavia della Direzione Centrale della Polizia Criminale (Dcpc) diretta dal Prefetto Vittorio Rizzi.
L’analisi e la costante condivisione delle informazioni tra le autorità italiane e quelle estere sui movimenti e attività degli indagati hanno portato ad accertare che persone in cerca di lavoro venivano reclutate in Romania e in Moldova da un’agenzia di Chisinau, nella Repubblica Moldova e, una volta raggiunta l’Italia, venivano dapprima condotte nel Cilento e poi avviate allo svolgimento di lavori agricoli in condizioni disumane venendo talvolta rinchiuse all’interno di case in condizioni igienico sanitarie precarie.
Arrivate nel Cilento le donne moldave facevano tappa nella città di Agropoli per poi essere sistemate in un alloggio provvisorio nella frazione Schito di Pollica. Qui avveniva lo smistamento delle lavoratrici in diverse località del Cilento. L’organizzazione era pronta a sostituire immediatamente la singola impiegata in caso di insorgenza di problematiche lavorative. Per ogni occupazione riscuoteva la commissioni.
A guidare l’associazione due italiani e due moldavi, residenti a Pollica e Agropoli, promotori e organizzatori del sodalizio criminoso. In particolare reclutavano le vittime per poi farle giungere nel Comune di Agropoli.