I sensi del Cilento: Perdifumo

Di Roberto Scola

Sono a Vatolla. Mai, come oggi, in questa rubrica: “I CINQUE SENSI” ho avuto la percezione di farmi travolgere da essi. Vatolla è nel Comune di Perdifumo. E ’il borgo di: riti antichi, storie travolgenti di memoria, di terra e passione che danno origine alla famosa cipolla autoctona, dalle proprietà organolettiche uniche. Ma, seduto sulla panchina che guarda al Castello di Vatolla, penso a Giovan Battista Vico che passò dieci anni qui.  Storie narrano che ogni giorno si recava a fare ricerche e a leggere i preziosi testi della biblioteca francescana sotto un grande ulivo posto proprio davanti al Convento.

Mi piace pensare che il: “Cilento…lento…lento” come lo definì il Maestro Franco Battiato, produsse nel filosofo quegli elementi di tranquillità e fecondità di pensiero che gli fecero scrivere i: “Principi di una Scienza nuova”, autentica perla saggistica e filosofica che anticipa i tempi per tuffarsi in un presente duraturo. James Joyce, uno dei più grandi scrittori del novecento, definì Vico il più grande pensatore europeo del tempo: “La strada di Vico gira e rigira per congiungersi là dove i termini hanno inizio. Tuttora inappellati dai cicli e indisturbati dai ricorsi, sentiamo tutti sereni, mai preoccupati al nostro doveroso compito… Prima che vi fosse un uomo in Irlanda c’era un lord in Lucania”. La citazione è ripresa dal saggio di Samuel Beckett, “Da Dante a Bruno, da Vico a Joyce”. Entro nel Castello di Vatolla maestoso e imponente. Subito mi colpisce l’ampia veduta sulle vallate circostanti, i tanti libri esposti, le quattro torri che come sentinelle proteggono dai visitatori indesiderati.

Dentro il Palazzo tutto profuma di cultura, mi fermerei per ancora tanto tempo, però mi aspetta per pranzo la signora Antonietta. Al mio arrivo, mi ha proposto l’intero pranzo con la cipolla di Vatolla. A tavola, comincia a servirmi antipasti caldi da gustare: cipolla gratinata, frittelle di cipolla, parmigiana di cipolla, pizza cilentana con cipolle, torta rustica di patate e cipolle…Subito mi accorgo della dolcezza della cipolla che la rende particolare e del profumo delicato che differisce da altre. Chiedo alla Signora Antonietta della particolarità di questo prodotto. “E’ incerta l’origine-mi dice-anche se diversi storici concordano che fu coltivata dai monaci basiliani provenienti dall’Oriente che si rifugiarono nelle aree interne del Cilento tra il settecento e l’ottocento d.C. Le caratteristiche di pregio sono tante: alta digeribilità , poi è ricca di flavonoidi  che svolgono un’azione benefica sul sistema cardio-vascolare”. Mi congedo dalla Signora Antonietta proseguendo il mio viaggio verso Mercato Cilento l’altra frazione di Perdifumo. A Vatolla ci sono altre cose da vedere, ma il tempo è tiranno, mi ripropongo di venirci nuovamente.

Arrivo a Mercato Cilento da tutti conosciuto come luogo di commercio è snodo viario importante che dall’antichità collegava il mare all’alta montagna. Il posto è incantevole. Lo sguardo spazia a tutto tondo sul mare della costa; da Agropoli verso Licosa, Velia e Palinuro da un lato, Paestum ed il lunato golfo di Salerno dall’altro, con i paesi della Costa d’Amalfi che scivolano dolci dai Lattari al mare di Capri in lontananza sullo sfondo. Anche qui c’è tanto da vedere, la parte più antica dell’abitato sorge praticamente a ridosso del Convento di Santa Maria dei Martiri. Proprio qui trovò ospitalità un letterato scozzese nel 1828, viaggiatore del Grand Tour:Craufurd Tait Ramage.

Nella sua opera, tradotta in Italiano “Viaggio nel Regno delle due Sicilie”, Ramage descrive così Mercato: “Dopo aver attraversato varie piccole borgate, giunsi ad un paese chiamato Mercato, situato ai piedi di una collina, un paesaggio bellissimo mi si apriva a cartolina … Questo paesetto consisteva in una mezza dozzina di case, ma io ero così sfinito che, senza riposarmi un poco, non avrei potuto procedere oltre. Per fortuna una di quelle case era una locanda e faceva parte di un vecchio monastero, dal quale gli occupanti erano stati scacciati dai francesi ai tempi di Murat … E’ straordinario il gran numero di monasteri esistenti in questa bellissima contrada d’Italia; I Francescani sono vicino ad Agropoli, gli Agostiniani a Copersito, i Padri Riformati e i Benedettini a Laurino, i Cappuccini a Perdifumo, ed altri ancora che non è necessario enumerare .

Il Convento è sempre lì, molto più bello ed accogliente di come apparve a Ramage: Mercato è sempre “una   bellissima contrada d’Italia” ed è sempre al centro di una rete conventuale molto diffusa e ramificata nel territorio che trova il suo epicentro in Perdifumo che visiterò tra poco. Il Convento di cui parla il dotto viaggiatore scozzese è quello di Santa Maria del Carmine con l’omonima Chiesa incorporata e vanta una storia tanto bella e prestigiosa quanto antica. E’ particolarmente sentita la festa patronale della Madonna del Carmine che si svolge la domenica successiva al 15 luglio. La festa è seguita da numerosi fedeli dei paesi circostanti che in processione partono di notte per raggiungere il Convento. Alle ore 12 la messa solenne, vera esplosione di fede e spiritualità, coinvolgente nella sua bellezza e nelle famose: “cente” composizioni di candele, fiori e nastri a forma di barca o corona che rappresentano un voto fatto dal fedele stesso alla Madonna che si portano sul capo. Nel corso degli anni, ho avuto il piacere di vedere nelle “cente” delle vere e proprie opere d’arte. Solo dopo averle viste si può capire che cos’è la devozione. Con questo ricordo che mi prende fin da bambino vado a Perdifumo, dove anche li mi farò portare dai “SENSI”.

Come più volte ho scritto su questa rubrica. La mia non è un una dissertazione di carattere storico / artistico(prima di me ci sono stati storici che già hanno scritto tutto. Voglio cercare solo di offrire l’emozione di vivere il Cilento con dei Ritratti particolari dei Paesi che di volta in volta visito. Sono seduto a Perdifumo sulla monumentale fontana del 1500 dove mi colpiscono le due epigrafi : una di carattere storico che ricorda il benefattore dell’opera Giacomo Guindacio nobile napoletano ,Signore di Perdifumo. L’altra che si riferisce al viaggiatore di ogni tempo: “VIATOR TAMETSI PROPERAS HIC FONS TE BLANDUS INVITAT UT SALU TATO LOCI GENIO SITIM LEVES AUT LABRAS SALTEM PROLUAS AUT SUDOREM LAVES – LAETIOR ENIM ITER CONFICIES DUMMODO NESCIUS….”(Viandante, pur se vai di fretta, questa fonte dolce t’invita a che, salutato il Genio del luogo, tu tolga la sete o almeno bagni le labbra o lavi il sudore; sarà cosí più lieto il cammino…).Perdifumo è sicuramente un posto accogliente.

La cultura secolare dell’ospitalità è insita in tutto il Comune. Dopo un giro nel centro storico è giunta l’ora del ritorno. Un vecchietto del loco mi dice di esplorare ancora tutto il Comune ,di andare a Camella. Raccolgo le ultime energie. Con rammarico lascio perdere la visita alla Chiesa e al Convento di Perdifumo e mi porto proprio a Camella. Qui sono colpito dai numerosi Palazzi gentilizi del piccolo borgo ,dal silenzio che lascia sentire il rumore dell’acqua della fontana pubblica dove in alto spicca lo stemma della famiglia Altomare. Mi siedo qui dove termina la mia giornata alla scoperta del nostro Cilento ed in particolare di Perdifumo. In gergo giornalistico spesso si usa l’espressione: “Tanta roba”. Beh in una giornata a Perdifumo non ci si annoia affatto.

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