Capaccio, dischetti sulle spiagge: in sette a processo

130 milioni di dischetti finirono in mare e da qui sulle spiagge. Al via il primo processo per disastro ambientale in Italia

Di Redazione Infocilento

CAPACCIO PAESTUM. Dopo le associazioni ambientaliste e due comuni laziali, anche l’Ente riserve naturali Foce Sele, Tanagro e Monti Eremita Marzano e l’associazione Fare verde onlus chiedono di costituirs parte civile nell’ambito del processo per il disastro ambientale scaturito dalla dispersione in mare dei dischetti del depuratore di Capaccio Paestum.

Sono circa 130milioni i filtri in plastica fuoriusciti dall’impianto di Valorato nel 2018. Sette, tra funzionari e tecnici comunali e dirigenti della società di gestione dell’impianto, sono gli imputati. Devono rispondere di disastro ambientale e inquinamento doloso.

Ieri, alla prima udienza dibattimentale, i difensori hanno chiesto l’accoglimento delle eccezioni preliminari riguardo alla modifica del capo di imputazione oltre l’ammissione delle numerose richieste di costituzione di parte civile.

Dopo un’ora di camera di consiglio, i giudici del Tribunale di Salerno hanno sciolto la riserva disponendo che debba essere rinotificato il decreto che dispone il giudizio con il nuovo capo d’imputazione (così come modificato all’udienza preliminare di dicembre 2020) insieme alla richiesta di rinvio a giudizio di maggio 2020 in cui sono indicati gli altri reati.

L’udienza è stata poi aggiornata il prossimo mese di luglio quando si deciderà anche sulla altre questioni preliminari.

All’epoca dei fatti la situazione provocò scalpore. Milioni di dischetti finirono sulle spiagge di mezza Italia e finanche sulle coste francesi. E’ il primo procedimento per disastro ambientale avviato in Italia.

Condividi questo articolo
Exit mobile version