Tragedia di Palinuro: “Impossibile mettere in sicurezza la natura”

«Certamente è una terribile fatalità, di cui non si conosce ancora la dinamica, ma che di certo non dipende dalla manutenzione dei sentieri»

Di Fiorenza Di Palma

CENTOLA. Peter Hoogstaden era a Palinuro il giorno della tragedia della piccola Margarita, morta dopo essere caduta dal sentiero del Fortino. In mattinata aveva presenziato in qualità di progettista all’iniziativa della Comunità Montana Lambro, Bussento e Mingardo finalizzata a mettere in rete i sentieri del territorio. Per un tragico scherzo del destino proprio lungo un sentiero della zona si è verificato il dramma.

Ma era evitabile? Era possibile che quel sentiero non fosse sicuro? Peter Hoogstaden, ingegnere, i sentieri del comprensorio li conosce bene, pur non entrando nel merito della dinamica dell’incidente, una sua idea se l’è fatta.

«Certamente è una terribile fatalità, di cui non si conosce ancora la dinamica esatta, ma che di certo non dipende dalla manutenzione (o meno) dei sentieri di Capo Palinuro, che frequento da anni. Chi mi conosce sa che non ho mai avuto paura di denunciare quando c’è da denunciare, ma non mi sento di tirare in ballo Comune, Comunità Montana o Parco qui. I sentieri di Capo Palinuro non sono ‘per tutti’, ma rimanendo sul sentiero stesso è praticamente impossibile precipitare giù», chiarisce l’esperto.

«Urge però sottolineare di nuovo la necessità di creare dei percorsi ‘per tutti i gusti’ e di una informazione corretta circa la loro difficoltà, di modo che le persone abbiano la possibilità di scegliere percorsi alla loro portata», aggiunge, ribadendo un concetto già espresso durante la presentazione del progetto della Comunità Montana.

«Troppo spesso vedo promuovere dei sentieri che sicuramente non sono per tutti – aggiunge – E troppo spesso vedo persone su sentieri non adatti a loro. Con la ‘moda’ del trekking, ormai esplosa, urge un tavolo di confronto tra gli esperti. Non per lanciare accuse, ma per confrontarsi sulle reali possibilità di evitare il più possibile tragedie come queste.
Senza però illudersi che si possano evitare del tutto. Non si può mettere in ‘sicurezza’ la natura, non si può chiudere tutti i sentieri perché qualcuno si fa male, così come non si possono chiudere le strade perché ci sono incidenti
».

Però qualcosa è possibile farla: servono programmazione, informazione e un’offerta variegata: «Con sentieri più facili per evitare che tutti vanno su quelli più impegnativi. C’è bisogno di un coordinamento della manutenzione di questi percorsi. E c’è bisogno di una informazione seria, corretta, sulla reale situazione dei sentiero.
Solo coordinando gli sforzi di Enti, operatori turistici, guide ed associazioni si può arrivare a questo risultato. Anche in un arco di tempo piuttosto breve
», conclude Hoogstaden.

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