Castellabate, allarme cinghiali: “Fin ora solo palliativi”

Ancora allarme cinghiali nel comprensorio del Parco ma dall'Ente chiariscono: "Siamo vittime al pari dei cittadini"

Di Bruno Marinelli

CASTELLABATE. Il problema cinghiali continua a registrarsi nel comprensorio cilentano, dai centri dell’interno a quelli costieri. L’ultimo grido di allarme è arrivato da Castellabate. Nelle scorse settimane, in località Buonanotte, la presenza di un ungulato aveva provocato un incidente tra tre auto poco prima del bivio per la frazione Ogliastro Marina. Per fortuna le persone coinvolte sono rimaste illese, ma l’allarme resta alto.

Ne è a conoscenza, naturalmente, anche la prima cittadina di Castellabate, Luisa Maiuri: “Già nel settembre del 2020 come comune emettemmo un comunicato incentrato sulla mia richiesta di interventi per affrontare il tema del sovrappopolamento dei cinghiali. Inviai una lunga missiva al Ministero dell’Ambiente, delle Politiche agricole, alla Regione Campania, alla Prefettura di Salerno, al Parco Nazionale del Cilento e alla Comunità del Parco. Alla luce dei fatti in campo sono stati messi soltanto dei palliativi che non hanno dato risposte concrete all’emergenza come il piano d’azione dell’emergenza cinghiali e i selecontrollori. Credo che bisogna rivedere alla base il contenuto normativo. Abbiamo quindi finora registrato molta indifferenza da parte delle istituzioni”.

Per il direttore del Parco Nazionale del Cilento, Romano Gregorio, l’istituzione ha provato ad affrontare il problema: “C’è da dire che il problema, purtroppo, della presenza degli ungolati non riguarda unicamente il nostro territorio. Abbiamo utilizzato la strategia dei selecontrollori (cacciatori con speciali autorizzazioni, qualifiche e titoli) e provveduto ad abbattere oltre 4500 capi. Abbiamo creato dei centri di raccolta dove i selecontrollori consegneranno i capi abbattuti i quali saranno osservati da una società che abbiamo selezionato tramite avviso pubblico, la quale provvederà a commercializzare le carni, dopo averle conservate nelle celle frigorifere. Questa società ne gestirà una quantità al chilo e l’importo sarà diviso tra i selecontrollori e i gestori dei centri di raccolta. Abbiamo inoltre emanato un bando per l’installazione di recinzioni elettrificate per 320.000 euro“.

Purtroppo – conclude Gregorio – il tema del sovrappopolamento dei cinghiali danneggia anche noi come Ente Parco. Siamo vittime al pari dei cittadini. Sicuramente, c’è da sottolinearlo, l’immissione di specie non autoctone di cinghiali, operato dalle associazioni venatorie, non ha certo aiutato in questi ultimi anni”.

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