PISCIOTTA: A distanza esatta di un anno da quando l’associazione Cilento Cultura in Movimento, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia/Comitato Provinciale di Salerno lanciò, la proposta di intitolazione di uno spazio pubblico a Giuseppe (Peppo) Veneroso, arriva il via libera del Comune.
L’iniziativa di dare un riconoscimento a colui che è stato definito “Partigiano della Libertà”, era stata presentata al sindaco di Pisciotta Ettore Liguori perché è in questo comune che Peppo nacque nel 1921 e da qui partì, non ancora diciannovenne, per arruolarsi nelle Fiamme Gialle.
“Nella prossima riunione di Giunta, delibereremo a favore della meritata intitolazione per il nostro eroe silenzioso,delle cui azioni valorose, fino a poco tempo fa, disponevamo solo di limitate e frammentarie notizie”. Queste le parole del primo cittadino Liguori, condivise dal vice -sindaco Sergio Di Blasi e dall’assessore Antonio Greco.
Grande soddisfazione hanno espresso i promotori, i rappresentanti Luigi Gatto e Aniello Abignano di Cilento Cultura in Movimento e Ubaldo Baldi dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
Nato a Pisciotta nel 1921,Giuseppe Veneroso detto Peppo, lasciò la sua terra nell’agosto 1940 per arruolarsi nella Guardia di Finanza. Durante la guerra contribuì ad aiutare diversi ebrei a sfuggire alle persecuzioni. Anche dopo l’Armistizio fu protagonista di atti di eroismo. Raggiunta Roma si arruolò nel gruppo “Partigiani Fiamme Gialle”, prendendo parte, la notte tra il 3 e il 4 giugno 1944, al conflitto a fuoco con i reparti tedeschi che tentarono di impadronirsi degli automezzi dalla “Legione Allievi” di Roma. I tedeschi furono respinti, ma Veneroso rimase ferito a una guancia e alla testa. Dopo la liberazione di Roma, fece ritorno a Pisciotta per riabbracciare i suoi e la ragazza che lo attendeva da dieci anni, che sposò nel 1950. Nel dopoguerra continuò a servire lo Stato prestando servizio per tredici anni a Maiori con il grado di maresciallo. Quindi fu trasferito a Pistoia e a Prato dove terminò la sua carriera e si stabilì con la famiglia, senza mai perdere i contatti con la sua provincia natia, con Pisciotta e con Maiori, dove erano nati I tre figli Wilma, Vito e Rosaria. Nel 2008 il sindaco di Prato, Marco Romagnoli, assegnò al vecchio maresciallo il “Sigillo d’Argento” riservato ai personaggi benemeriti della città. Anche il consiglio Regionale toscano, su iniziativa del presidente Riccardo Nencini gli conferì un riconoscimento pubblico nell’ambito della Giornata della Memoria. Morì nel 2009. Aveva 88 anni.