Isabella Villamarino (o Villamarina) è stata l’ultima principessa di Salerno, vissuta tra il 1503 fino al 1559, nonché un’abile letterata italiana, citata da diversi poeti. Il padre era conte di Capaccio, Bernardo Villamarino, dal quale ereditò il feudo di Capaccio e Altavilla.
Isabella si unì in matrimonio con Ferrante Sanseverino, figlio di Roberto II Sanseverino (terzo re di Salerno) e di Marina d’Aragona di Villahermosa. Egli ben presto però rimase orfano e venne allevato da Bernardo Villamarino che si occupò della sua formazione culturale così come quella della figlia Isabella.
Nonostante il matrimonio tra Isabella e Ferrante fosse combinato e finalizzato ad unire la dinastia angioina/francese a quella aragonese/spagnola, tra i due nacque un vero amore e una condivisa passione per la letteratura.
L’aver ricevuto un’ottima istruzione spinse loro ad amare le lettere latine e greche, la letteratura, la musica, l’arte, la filosofia. La corte era situata presso il palazzo Sanseverino di Napoli, presente in Piazza del Gesù e nella dimora di Salerno (Castello d’Arenchi) e divenne ben presto un punto d’incontro per filosofi, letterati e musicisti del tempo.
Isabella era una delle donne più celebri della sua epoca, per il suo bell’aspetto, ma soprattutto per essere una donna colta e un’abile poetessa. La sua bravura è testimoniata dal fatto che è stata citata in opere di diversi poeti come Laura Terracina, poetessa napoletana, Bernardo Tasso (padre del famoso Torquato Tasso) e Paolo Manuzio che scrive di essere stato colpito dalla bellezza delle prose e dei versi della principessa Isabella. A rimanere affascinato dalla meravigliosa donna fu anche lo stesso imperatore Carlo V.
Ferrante dal suo canto era conosciuto per le sue doti, infatti oltre ad essere un valoroso soldato (era stato generale dell’imperatore Carlo V) era anche un poeta e raffinato musicista.
La bellezza e spettacolarità della corte di questi due affascinanti personaggi sarà però turbata: Ferrante venne accusato di eresia e di tramare contro la Spagna, da parte di Don Pedro de Toledo che era viceré di Napoli presso Carlo V. Così, privato dei suoi possedimenti, venne condannato a morte e fuggì in Francia separandosi da Isabella per sempre, condannato ad un esilio definitivo.
Isabella, privata di tutti i suoi beni, si recò prima presso il castello di Avellino e poi presso Castelnuovo di Napoli. Successivamente sarà costretta a recarsi in Spagna e solo nel 1559 le verrà consentito di tornare a Napoli, ma morirà a Madrid, colta da un malore durante il viaggio.
La dolorosa separazione dei due amanti è rappresentata da alcune corrispondenze amorose e le vicende di Donna Sabella sono ricordate in un canto popolare in stretto dialetto cilentano dedicato alla donna:
«Nun chiamatemi cchiù ronna ‘Sabella:
chiamatemi ‘Sabella la sbinturàta;
aggiu perduto trentasei castella
Salierno, la Puglia e la Basilicata.
Aggio perduto lu Ciliento bello
C’hera lu spasso re me sgraziata.
Na sera me mettietti ‘n varcuscella
e la mattina me truvai necàta.»
(In ‘’Temi per una mitografia del Cilento’’ -Amedeo La Greca, 2017)
Alla storia accertata di Isabella Villamarino sono legate diverse leggende, una delle quali vede nuovamente il Cilento come sfondo di eventi misteriosi: Isabella Villamarino si sarebbe tolta la vita gettandosi in mare presso la costa della Molpa, antico paese situato vicino Capo Palinuro, a causa del dolore che la separazione dal suo amato le aveva recato e si narra che il luogo custodisce il fantasma di Donna Isabella che tenta invano di ritrovare l’amore perduto.