Agropoli e il Colera del 1973

48 anni fa, il terrore del Colera si diffuse in Campania ed in Puglia

Di Ernesto Apicella

Il 24 agosto 1973, a Torre del Greco si registrarono due casi di “gastroenterite acuta”. Nei giorni successivi, all’Ospedale Cotugno si presentarono altri ammalati con gli stessi sintomi (diarrea, vomito, crampi alle gambe), le diagnosi fugarono ogni dubbio, era il Colera. Le indagini portarono ad una partita di cozze provenienti dalla Tunisia, venduta sul mercato ittico di Torre del Greco. Il terrore del Colera, più del contagio, si diffuse in tutta la Regione Campania.

Le strade odoravano di creolina; si azzerarono le vendite delle cozze, dei molluschi e del pesce; banditi dalle tavole anche i fichi, per via delle mosche; non si consumava verdura e frutta, se non messa prima a mollo nell’amuchina; chi lasciava un sacchetto di rifiuti in strada, in orari non stabiliti, rischiava il linciaggio pubblico.

Con il terrore diffuso in tutta la Regione, grazie all’intervento americano, partì subito la campagna di vaccinazioni di massa. Gli americani, attraverso la “US Navy”, fecero giungere a Napoli un milione di dosi, scorte previste per i loro soldati impegnati nella guerra del Vietnam. Si videro anche per la prima volta le pistole mediche, che sparavano il siero anti-vibrione. Il picco del terrore si espresse quando un uomo in fila per la vaccinazione, scivolò, scatenando il panico tra la folla, che fuggendo gridava: “Tene ‘o colera, tene ‘o colera”.

Il 30 agosto 1973, il Sindaco del Comune di Agropoli, Guido Maurano, emanava un comunicato alla cittadinanza. Premettendo che l’Amministrazione Comunale si sarebbe subito attivata per la disinfezione delle strade, dell’abitato e delle scuole, dettava alcune regole da seguire in questo difficile momento.

Dopo essersi consultato con l’Ufficiale Sanitario del Comune, il Sindaco Maurano raccomandava vivamente, per la serenità igienico-sanitaria dei cittadini e dei villeggianti ancora presenti ad Agropoli, di attenersi alle seguenti prescrizioni:

non depositare rifiuti solidi nelle strade fuori dagli orari stabiliti (dalle 23.00 alle 06.00);

– non utilizzare le fontane per usi impropri (lavaggi di macchine, persone, biancheria, etc.;

– non bere latte se non bollito;

– non consumare frutti di mare se non cotti;

– non distribuire nei negozi i generi alimentari, ne accettarli dalle medesime persone che siano preposte alla riscossione del denaro;                – non mangiare frutta e verdura, se non lavata o mondata o cotta.

 All’arrivo del vaccino, civilmente e senza isterismi, gli agropolesi fecero la fila nel piazzale della Clinica Malzoni, in attesa del proprio turno, per la somministrazione della dose di siero anti Colera.

La pagina nera si chiuse il 25 Ottobre, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarò conclusa l’infezione di Colera. Il virologo di fama mondiale, professore Giulio Tarro, che isolò il vibrione, dichiarò:           “Ora le emergenze sono altre e per affrontarle ci vorrebbe lo stesso impegno. Penso all’inquinamento che è causa dei tumori”. I dati finali non furono mai certi. Le statistiche affermano che su 277 casi accertati, a Napoli si registrarono 12 o 24 decessi; 9 furono invece i morti in Puglia, altra zona colpita dal virus colerico.

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