Montecorice, morte di Massimiliano Malzone: non luogo a procedere per i medici

Il Gip ha respinto la richiesta di rinvio a giudizio dei medici indagati per la morte di Massimiliano Malzone, deceduto in regime di Tso

Di Redazione Infocilento

MONTECORICE. Arriva la decisione del Gip sulla richiesta di rinvio a giudizio dei sanitari che ebbero in cura Massimiliano Malzone, il 39enne di Montecorice morto l’8 giugno del 2015 mentre era ricoverato presso l’ospedale di Sant’Arsenio in regime di Tso. Erano 7 i medici iscritti nel registro degli indagati (3 dei quali già condannati per il caso Mastrogiovanni). Per loro il giudice ha deciso per il “non luogo a procedere”.

Malzone morì dopo 12 giorni di ricovero in seguito ad un arresto cardiaco provocato, stando alle accuse, dall’azione di una serie di medicinali che gli erano stati somministrati. Ai familiari fu consegnato uno zaino contenente delle maglie intime sporche di urina. Così, i parenti, insospettiti, sporsero denuncia: dalla relazione del medico legale emerse che il 39enne fu sottoposto a contenzione fisica, ma non continua e mai con il blocco di tutti gli arti.

Le indagini, ad oltre 5 anni dal decesso, nei mesi scorsi rischiavano di essere archiviate. La famiglia, tramite il suo legale, Michele Capano, si oppose riuscendo ad impedirlo. L’udienza che avrebbe dovuto portare a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio è stata più volte rinviata. Da Febbraio a maggio, poi a gennaio, infine al 25 marzo scorso.

In questa data il Gip presso il Tribunale di Lagonegro, Mariano Sorrentino, ha deciso per il non luogo a procedere rispetto all’accusa rivolta ai medici di essere stati “negligenti ed imprudenti nonché omissivi del monitoraggio del profilo cardiologico del paziente durante il trattamento farmacologico neurolettico”. Secondo la famiglia, infatti, i medicinali somministrati a Massimiliano Malzone imponevano un maggiore monitoraggio del paziente proprio per i relativi rischi. Tesi, questa, solo in parte confermata dalla relazione del medico legale Adamo Maiese secondo cui, comunque, nessun elemento lasciava presagire una situazione di allarme.

Intanto pende ancora davanti ai giudici civili un ulteriore procedimento per il risarcimento danni. A fine maggio la prossima udienza.

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