Pasqua: tra sapori di un tempo e tradizioni che si rinnovano

Un festività ricca di simbologie

Di Adele Colella

La tradizione Pasquale è nel Cilento molto sentita, si tramanda infatti di generazione in generazione a partire dai tempi antichi , un momento in cui le antiche tradizioni si sposano con la più viva religiosità, che rinasce tra storia, usanze di una volta e gustose ricette.

Nel linguaggio popolare cilentano esistono tre differenti ricorrenze religiose di Pasqua, la prima è la “Pasca Bufania” legata alla tradizione della befana, secondo la cultura contadina in quel giorno le anime dei defunti ritornano nel Purgatorio a scontare i loro peccati, la seconda è la “Pasca re l’ova”, che corrisponde alla Pasqua di Resurrezione , infine la “Pasca re Juri”, ovvero la Pentecoste.

Si tratta di una festività ricca di simbologie , che con il suo duplice significato, di sofferenza e di rinascita, pervade tutti i paesi a partire dalla Settimana Santa: nel Giovedì Santo si assiste alla tradizionale “lavanda dei piedi” fino ad arrivare al Venerdì Santo, dove si allestiscono le strade e i vicoli che appaiono così cosparsi di fiori per le processioni della Via Crucis.

Ma nel Cilento da far da padrone in questa settimana è senz’altro la cultura culinaria, infatti la gastronomia pasquale risente di antiche tradizioni e fin dai tempi passati i forni a legna erano tenuti caldi ogni giorno dalle massaie cilentane che cominciavano ad impastare e confezionare le famose “pizze”: la “pizza roce”, la “pizza re grano”, “pizza re riso”, siamo nel mondo agricolo e quindi nella dimensione della Pasqua come patto tra il pastore e Dio, dove non possono mancare i cereali che appartengono alla terra cilentana , ma la più amata rimane la “pizza chiena”, riccamente preparata con formaggio, uova sode e salame.

Secondo la tradizione si regala poi ai propri cari, grandi e piccoli “U viccio cu l’uovo”, fatto di pane intrecciato con al centro un uovo , che rappresenta il simbolo della vita primitiva, o anche il “tortano”, che presenta una forma più tondeggiante con un buco centrale in cui si adagia l’uovo, non manca poi la famosa “pastiera”, con il suo profumo inconfondibile di grano.

Si arriva così al giorno di Pasqua, ”Pasca re l’ova” , chiamato così proprio per l’usanza di scambiarsi le uova, vere o di cioccolato, dopo la consueta messa mattutina, come augurio di rinascita e di purificazione . La Pasqua nel Cilento viene vissuta in raccoglimento e famiglia, con tavole imbandite e il calore e l’affetto dei propri cari.

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