In vista del periodo pasquale vi parliamo della Zìrra, uno strumento liturgico sacro, presente nei riti del Venerdì Santo in tutta l’Italia meridionale e non solo, il cui nome cambia a seconda della zona in cui viene (o veniva) prodotto e utilizzato.
Nel Cilento, e a Mandia in particolare, si chiama ” Zìrra”. Essa è stata utilizzata fino a circa venti anni fa durante le processioni del Venerdì Santo per rievocare le sofferenze vissute da Gesù, durante il suo calvario, in un giorno considerato di lutto, secondo la tradizione.
La Zìrra era l’unico strumento ad essere utilizzato durante il silenzio della processione e nel periodo dei tre giorni di lutto, durante i quali alcun piacevole suono doveva trapelare dalle abitazioni, come ad esempio la TV e la radio. Era vietato festeggiare, a volte nemmeno ridere e scherzare.
La Zìrra veniva realizzata in paese da diverse persone, utilizzando la canna da fiume, un pezzetto di legno di ulivo per creare la rotella e un bastone come manico.
Il suono è assordante, ma tante Zìrre insieme producono una melodia particolare e suggestiva.
Ad oggi , questa usanza non è più in voga a causa dello spopolamento dei borghi, del cambiamento della società che, nell’insieme, ha condotto all’impoverimento culturale e all’estinzione di diverse tradizioni popolari.