Lo scorso nove marzo, il Giudice monocratico del Tribunale di Salerno, prima sezione penale, ha assolto un ragazzo salernitano accusato di detenzione illecita di una piantina di marijuana.
Già la Suprema Corte di Cassazione nella sentenza delle Sezioni Unite del 19 dicembre 2019 e depositata il 16 aprile 2020 , si legge che “non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica destinate ad uso personale”, assolvendo così un altro campano.
Il Tribunale di Salerno, ha messo una nuova pietra miliare nella controversa vicenda della legalizzazione delle droghe leggere,e questa volta, non ne riguarda solo il consumo, già ampiamente accettato dal diritto, ma anche della coltivazione delle stesse.
Una materia molto complessa, questa, cui il Diritto ha dato una risposta precisa.
Si ricorda che secondo l’art.73 c. p. Del DPR 309/90, c. 1 prevede: “chiunque, senza l’autorizzazione di cui all’art. 17, coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, offre o mette in vendita, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa o spedisce in transito, consegna per qualunque scopo sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alla tabella I prevista dall’art. 14, è punito con la reclusione da sei a venti anni e con la multa da euro 26.000 a euro 260.000”.
E, nel caso di detenzione per uso personale, si realizza un illecito amministrativo che viene punito con una o più sanzioni amministrative previste dall’art. 75 d.P.R. 309/1990, oltre alla sospensione della patente di guida o divieto di conseguirla per un periodo fino a tre anni;
sospensione della licenza di porto d’armi o divieto di conseguirla;
sospensione del passaporto e di ogni altro documento assimilabile o divieto di conseguirli;
sospensione del permesso di soggiorno per motivi di turismo o divieto di conseguirlo se è cittadino extracomunitario.
L’imputato C. D. di Salerno era stato sorpreso in casa dai carabinieri con una piantina di marijuana coltivata sul balcone di 115 cm, un contenitore con foglie secche ed un quantitativo di hashish di 01, 45 g e sostanze stimolanti per la crescita delle piante.
Senza addentrarci nei tecnicismi della sentenza, il Giudice, seguendo la tesi degli avvocati difensori, ha assolto l’imputato per insussistenza del fatto, perché, appunto, la coltivazione non era finalizzata alla vendita, ma solo al consumo personale. Inoltre ha disposto la distruzione di quanto rinvenuto ed la trasmissione al Prefetto per le materie di sua competenza.
Dando luogo, così, ad un nuovo indirizzo giurisprudenziale, in controtendenza, ma comunque, in linea con le recenti decisioni della Suprema Corte.