AGROPOLI. Un sopralluogo sulla carta eseguito il 24 agosto del 2019 e documentato, a firma di Gerarda Montella, nella nota di tre giorni dopo indirizzata al Direttore Generale dell’Asl di Salerno, Mario Iervolino. Il documento consentì a Roberto Squecco di avere l’affidamento, attraverso l’Associazione Sos Soccorso di Agropoli, delle postazioni 118 di Capaccio e di Agropoli. Quel documento e la firma apposta dalla Montella, all’epoca dei fatti responsabile del servizio di Emergenza dell’Asl di Salerno, sono finiti nel fascicolo di indagini della Procura di Salerno.
La dirigente dell’Asl è stata sottoposta a divieto di dimora nel comune di Nocera Inferiore, avendo dimostrato “particolare spregiudicatezza nel favorire gli interessi di Squecco”. La Montella il 24 agosto non si è mai recata in via Estate di Agropoli per il sopralluogo, dove peraltro non vi era alcun locale o ufficio riconducibile alla onlus.
Nonostante l’associazione fosse priva dei requisiti tecnico-logistici necessari e nonostante non avesse presentato la necessaria documentazione, ottiene comunque la convenzione dall’Asl di Salerno per 40 mila euro “arrecando un pari danno ingiusto all’associazione GI.VI che aveva presentato analoga manifestazione di interesse, e affatto tenuta in considerazione dalla Montella”.
La donna è stata raggiunta da misura cautelare ma resta al suo posto, attualmente è la responsabile delle procedure dei tamponi per il covid. Fino a ieri sera dall’Asl non era arrivato alcun provvedimento.
Nell’inchiesta Squecco oltre all’ex moglie, familiari e stretti collaboratori del noto imprenditore ci sono altri 14 indagati, tutti coloro che lo hanno affiancato, nel tempo, “eseguendo con fedeltà tutte le sue direttive”.
Indagati in stato di libertà risultano gli imprenditori Rosario Cioffoletti, Antonio Aliberti e Rolando Sinopoli (per i quali il pm inquirente aveva chiesto il carcere), così come Andrea Merola, Antonio Carucci, Francesco Guariglia (per costoro il pubblico ministero aveva chiesto i domiciliari), oltre ad Adelmo Di Buono, Alfonso Esposito, Solange Zanon, Mariagrazia Di Filippo, Nicola Scarcello, Angelo Cucolo, Maurizio Rinaldi e Carmine Gemei.
Tra questi ultimi molti lavoravano come giovani volontari sulle ambulanze della Croce Azzurra, coinvolti loro malgrado nell’indagine. In particolare Squecco, Carucci, Cioffoletti, Aliberti e Sinopoli, quali rappresentanti di fatto delle associazioni Croce Azzurra di Capaccio, Croce Rossa di Salerno, Croce Bianca di Salerno, SOS Soccorso di Agropoli, Il Punto Onlus e Il Castello, sono accusati di essersi accordati fra loro, in maniera collusiva, presentando offerte concordate nel partecipare a varie gare indette dall’Asl, turbando così il regolare svolgimento degli appalti, in particolare quello per il servizio di trasporto infermi dell’Asl del 2017 per complessivi 11,8 milioni di euro (gara poi revocata) e la copertura della postazione estiva di Agropoli, vacante dopo i guai penali di Squecco a seguito delle indagini della DIA di Salerno.
Captata dalle intercettazioni, al riguardo è “eloquente – scrive il gip – l’espressione utilizzata tra loro, nel paragonare sé stessi ad un sommergibile, che stanno sott’acqua e quando c’è da fare la guerra si alzano e sparano”, in chiaro riferimento alla capacità di celarsi dietro prestanome e società di comodo per aggiudicarsi appalti pubblici e conservare i propri affari.
Così, Squecco, Giuseppe Pinto, Giuseppina D’Ambrosio, e Donato Potolicchio, facendo ricorso al meccanismo di prestanomi avrebbero turbato anche il regolare svolgimento del bando di gara dell’Asl del 2017 per l’affidamento della postazione 118 di Santa Maria di Castellabate. Il servizio fu affidato alla Croce Azzurra di Agropoli, a quella di Capaccio e di Acerno che facevano riferimento tutte a Squecco.