In questi giorni si sta molto parlando dello “street food” ritrovato su una strada principale dell’antica Pompei. Anche ad Agropoli, negli anni ’30, fu ritrovata una “taberna” romana in località San Marco, sito agropolese di rilevanza archeologica, che il professore Piero Cantalupo ipotizzò essere il borgo marinaro Ercula. Area Archeologica che, a partire dagli anni ’30 del XX secolo fino a oggi, è stata distrutta e sommersa da tonnellate di cemento. Nel 1938, in via Montessori, a pochi metri dall’incrocio con via San Marco, durante lo scavo per realizzare la fondazione di un’abitazione, furono ritrovate le rovine di un edificio risalente al periodo romano di Agropoli (I° secolo a.C. – V° secolo d.C.).
In base alle mura perimetrali ritrovate, il pianoterra dell’edificio era costituito da due ambienti: nel primo, grande all’incirca nove metri quadrati, c’era un pavimento a mosaico con piastrelle bianche, nonché parti delle pareti intonacate e dipinte in “rosso pompeiano”, probabilmente la saletta da pranzo; il secondo ambiente, un po’ più piccolo e collegato al primo da un corridoio, presentava un bancone in muratura collocato su via Montessori, nel quale erano inseriti tre orci in terracotta, utilizzati per contenere pasti vari. Il ritrovamento fece subito pensare a una “Taberna” romana, che oltre ad avere un’elegante sala interna, serviva dei pasti veloci alle persone, che utilizzavano la trafficata strada di collegamento tra il borgo marinaro Ercula e Paestum.
Gli avventori erano sicuramente soldati romani, commercianti, notabili, marinai e persone varie che giornalmente lavoravano nel frequentatissimo e ricco borgo marinaro di Ercula. I clienti della nostra Taberna, secondo le usanze romane, consumavano un pasto veloce. Cibi caldi d’inverno, freschi d’estate. Pasti che erano a base di pesce fresco, carne fredda, verdure di stagione, legumi, frutta e vino delle colline circostanti.
Purtroppo, dopo alcuni rilievi che portarono alla scoperta di altri ambienti viciniori, nonché di suppellettili e di un disco di bronzo di ottima fattura, con iscrizioni su entrambi i lati, l’antica Taberna fu smantellata e i reperti perduti. Quell’edificio fu chiamato la “Casa delle Fate“, forse per qualche affresco presente in esso che evocava le fate. Le poche e frammentarie testimonianze orali furono raccolte negli anni sessanta, dall’allora giovane Piero Cantalupo e riportate nella sua Tesi di Laurea presentata nel 1968.
Da un breve incontro con l’Avv.Osvaldo Monzo, che abita nella “Casa delle Fate”, attuale “Casa Carolina”, ho appreso che quell’area per anni è stata interessata da ritrovamenti archeologici, effettuati durante la costruzione di nuove abitazioni: mosaici, suppellettili, anfore, etc. Materiale archeologico andato perduto o distrutto, che avrebbe potuto darci delle utili informazioni sul borgo marinaro di Ercula. Negli anni ’70 il “Gruppo Archeologico Agropoli”, capeggiato dal Prof. Piero Cantalupo, ottenne degli ottimi risultati su ritrovamenti casuali, pur dovendosi districare tra boicottaggi, interessi privati e noncuranza delle Istituzioni Pubbliche. Fatto sta, che in questi ultimi cento anni, abbiamo distrutto un importante periodo delle nostra storia agropolese, riguardante i sei secoli di vita di Ercula, borgo marinaro romano attivo, in località San Marco, dal I° secolo a.C. al V° secolo d.C..
Oggi, per i corsi e ricorsi storici di vichiana memoria, su quel terreno, a pochi metri, ai bordi della trafficatissima via San Marco, dopo duemila anni circa, è stato aperto un Wine Bar con Ristorante, Pizzeria e Vineria.