Il 20 novembre è il “Trans day of remembrance”, ossia la giornata dedicata a ricordare le vittime uccise perché trans. Un pensiero, pertanto, va al cuore di Francesca Galatro, donna di 66 anni uccisa per mano di un uomo lo scorso agosto a Vallo della Lucania. La donna si trovava in un centro di accoglienza e la mattina del 17 agosto venne ritrovata esanime con un coltello conficcato nel petto. Il caso aveva sconvolto la comunità locale e cilentana, provocando un’ondata di messaggi sui social con l’intento di ricordare Francesca come una donna colta e ben educata.
Purtroppo, non si tratta di un caso isolato. L’Italia, infatti, è al secondo posto in Europa per omicidi transfobici, dopo la Turchia. I dati divulgati nell’ultimo periodo parlano di un incremento del 6% rispetto allo scorso anno, con un numero di vittime che ammonta a 350. Nella realtà, tuttavia, potrebbero essere molte di più, giacché capita spesso che le vittime siano registrate col nome di battesimo, celando così non solo l’identità ma anche il movente, barbaro e del tutto inaccettabile, così come ogni altra forma di odio e di violenza.
Gli omicidi di persone trans sono ancora eventi relegati spesso ai margini della cronaca; sono morti silenziose ma che urlano giustizia, per smuovere le nostre coscienze e ricordarci che tutti abbiamo necessità di rispetto, che bisogna sostituire il giudizio con la conoscenza dell’altro, che la nostra società può dirsi sicura e davvero progredita solo se ognuno può esprimere la propria anima senza scandalo e in piena comunione col prossimo.
È importante, quindi, non dimenticarci dei valori civili, soprattutto durante la pandemia da Coronavirus.
Ricordare significa dare dignità.
Combattere per i diritti di tutti significa dare valore autentico alla nostra umanità.