La dieta mediterranea, da semplice regime alimentare dei paesi che affacciano nel bacino mediterraneo, si è evoluto in uno stile di vita, diventando modello nutrizionale acclamato e seguito in tutto il mondo. Alla base della dieta alimenti genuini quali frutta, verdura, cereali, olio di oliva. La dieta mediterranea è stata scoperta dal medico epidemiologico e fisiologo americano Ancel Keys nel 1945, dopo lo sbarco a Salerno. Durante la sua permanenza nel Cilento, si rese conto che la popolazione locale era poco soggetta a malattie cardiovascolari, attribuendone la causa alla loro dieta alimentare frugale. Si stabilì a Pioppi, allora villaggio di pescatori presso il comune di Pollica, conducendo ricerche per circa quarant’anni sull’alimentazione locale, individuandone i benefici sulla salute.
Oggi, proprio a Pioppi, è possibile visitare l’Ecomuseo della Dieta Mediterranea in memoria di Ancel Keys e delle sue scoperte sul regime alimentare delle popolazioni cilentane. Un regime che da secoli è stato portato avanti nel rispetto della biodiversità e del territorio, fino a quando nel 2006, per iniziativa dell’allora Ministro dell’Agricoltura Paolo de Castro, sollecitato dal compianto sindaco di Pollica Angelo Vassallo, è iniziato il percorso per l’iscrizione della Dieta mediterranea nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. Un percorso conclusosi il 16 novembre 2010 a Nairobi, in Kenya.
Oggi, 16 novembre 2020, sono state aperte le celebrazioni per il decennale del riconoscimento tramite un confronto tra Ministri ed esponenti del mondo accademico, promosso dal Ministero dell’Ambiente con una diretta Facebook. Importanti le parole del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il quale si dichiara “orgoglioso che questa giornata sia dedicata al riconoscimento della dieta mediterranea, ma anche all’impegno affinché sia veramente un patrimonio da conservare per i nostri figli e i per i nostri nipoti perché rappresenta la nostra storia, la nostra cultura e il nostro modo di vivere”.