Vallo, per ore al pronto soccorso: “Mi sentivo come in un sacco d’immondizia”

"Sono rimasto per altre due ore chiuso nel sarcofago. Mi sentivo morire, non volevo per forza un posto letto ma almeno di essere visitato, soffrivo, non respiravo"

Di Carmela Santi

VALLO DELLA LUCANIA. “Mi sono sentito come chiuso in un sacco di immondizia dove non entra più niente. Mi mancava l’aria, avevo difficoltà a respirare. Sono state ore di incubo. Neanche un cane si tratta così”. A parlare è Bruno Mainente, 66enne della frazione Pattano di Vallo. L’uomo da circa una settimana, insieme ad altri familiari, ha scoperto di essere positivo al coronavirus. È in isolamento presso la sua abitazione ma tre giorni fa, a causa di problemi respiratori, per lui si è reso necessario il ricorso alle cure dei sanitari.

Il figlio telefona al 118, arriva un’ambulanza e per il genitore è l’inizio di una odiassea. “Ho avuto – dice – l’impressione che mi portassero in giro non sapendo dove “parcheggiarmi”. Una volta deciso di portarmi all’ospedale San Luca sono rimasto per quattro ore nella barella contenitiva. Ogni tanto qualcuno veniva a chiedermi come stavo. Solo dopo due ore una infermiera mi ha misurato la temperatura. Sono rimasto per altre due ore chiuso nel sarcofago. Mi sentivo morire, non volevo per forza un posto letto ma almeno di essere visitato, soffrivo, non respiravo. Non mi hanno fatto neanche un esame al torace”.

L’uomo è stato “parcheggiato” per quasi quattro ore al pronto soccorso “San Luca”. La struttura sanitaria, così come ribadito dal Direttore Sanitario Adriano De Vita, non è attrezzata per ricoverare paziente positivi e il vicino presidio di Agropoli, pare fosse saturo. Un vero e proprio caos che ha determinato anche l’intervento dei carabinieri della stazione di Vallo, guidati dal comandante Sergi, che hanno cercato di ricostruire l’accaduto.

Dopo la lunga attesa il 66enne sempre a bordo di una ambulanza attrezzata, è stato riportato a casa. Un vero e proprio guazzabuglio sul quale potrebbe indagare anche la Procura. “ È vergogno quanto accaduto – racconta tra le lacrime il fratello di Bruno, Carlo Mainente, anche lui positivo e in isolamento in casa insieme alla moglie che già manifesta i primi sintomi del covid – mio fratello non è un animale. Non si sono degnato neanche di fargli un torace. La cosa più grave è che ora ha paura di telefonare nuovamente al 118. Sta male, é tornato a casa piangendo. Era in un bagno di sudore. Disumano quanto è accaduto”.

Secondo una ricostruzione dei fatti il medico che era in servizio sull’ambulanza del 118 non lo avrebbe neanche visitato decidendo di portarlo in ospedale per ordine della Centrale Operativa 118 anche se al San Luca non è possibile accettare, per ora, pazienti covid, ma devono essere dirottati su Agropoli. Arrivati in Pronto Soccorso il rianimatore e l’infermiere dell’ambulanza hanno lasciato il paziente dietro il pronto soccorso. Questo, a loro dire, perchè da quel momento era di competenza del Pronto Soccorso. In questa vicenda, come raccontano i familiari, sono successe cose gravissime.

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