SALA CONSILINA. L’abbattimento di un’ala di Palazzo Del Vecchio è stato legittimo. Dopo dieci anni dalla data di deposito del ricorso da parte del Comune di Sala Consilina viene finalmente scritta dal TAR di Salerno la parola fine sull’annosa vicenda giudiziaria che ha avuto come protagonista Palazzo Del Vecchio, edificio ubicato in piazzetta Gracchi nel cuore del centro storico cittadino e che per decenni, a partire dal 1929, ha ospitato una scuola parificata gestita dalle suore.
Oggetto del contendere e causa di durissime polemiche tra la maggioranza e l’opposizione dell’allora Consiglio Comunale in carica fu la decisione da parte dell’amministrazione guidata dall’allora sindaco Gaetano Ferrari di abbattere un’ala del palazzo per consentire la realizzazione di alcuni posti auto, ma soprattutto per creare lo spazio di manovra necessario per auto, camion e mezzi di soccorso costretti attualmente ogni volta a fare numerose manovre per poter raggiungere le strade che confluiscono nella piazzetta.
Tutto ha avuto inizio nel 2009 quando il Comune decide di effettuare i lavori, viene chiesto il parere alla Soprintendenza ai Beni Architettonici e al Paesaggio e al Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico delle Province di Salerno e Avellino che nel mese di giugno dello stesso anno aveva autorizzato l’esecuzione di interventi di adeguamento ed eliminazione di barriere architettoniche che prevedevano la demolizione di una piccola parte dell’edificio, costituente un’aggiunta al manufatto originario, di recente realizzazione. Passa qualche mese, alla Soprintendenza cambia il funzionario competente che contrariamente a quanto aveva fatto il suo predecessore emana un decreto con la dichiarazione di interesse storico dell’ala del palazzo da abbattere, il decreto viene impugnato e nel frattempo i lavori proseguono e vengono portati al termine nel 2011, nel frattempo però la Soprintendenza aveva cambiato nuovamente idea autorizzando i lavori.
A giugno di quest’anno si è tenuta l’udienza davanti al TAR al termine della quale i giudici pur non ravvisando la necessità di decidere la questione nel merito avendo la stessa Soprintendenza riconosciuto la legittimità dei lavori, ha condannato il Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali a rimborsare al Comune il contributo unificato versato per l’iscrizione a ruolo della causa.