Alcuni organi di informazione lo hanno definito “uno dei signori della guerra colombiani”. Lui è Salvatore Mancuso Gómez, 56 anni, nato e cresciuto in Colombia, dove tra gli anni Novanta e Duemila guidò i paramilitari di destra delle Autodefensas Unidas de Colombia con cui è accusato di aver organizzato migliaia di sequestri e massacri, gestendo un enorme giro di narcotraffico internazionale. In questi giorni sarà estradato in Italia dagli Stati Uniti, dove era in carcere dal 2008. Non andrà in Colombia, come aveva chiesto a gran voce il governo di Bogotá, ma probabilmente nel Cilento, terra di cui è originario
Ma chi è Salvatore Mancuso Gómez?
Salvatore Mancuso Gómez è nato nell’agosto 1964 a Montería, nel dipartimento di Córdoba, figlio di un emigrato italiano di Sapri che ripara elettrodomestici e Gladys Gómez.
Con altri contadini fondò il suo esercito clandestino di «autodifesa». “Ma per nutrire e armare i suoi uomini ha bisogno di soldi. Stringe amicizia con Fidel Castaño (vecchio amico di Pablo Escobar) che col fratello Carlos controlla un’altra piccola formazione paramilitare – racconta il Corriere della Sera – Si mettono a produrre cocaina e a trafficarla, e nel ‘97 si uniscono nelle Autodefensas Unidas de Colombia: in pochi anni reclutano oltre 2 mila persone (poi fino a 20 mila) e arrivano a smerciare polvere bianca per 7 miliardi di dollari l’anno”.
Sotto di lui il narcotraffico, da mezzo per finanziare «la difesa» dei terreni, si trasforma nell’unico fine. “Per estendere e proteggere le piantagioni, le Auc passano sui cadaveri di chiunque: compiono stupri, sevizie, massacri di interi paesini (come lo sterminio di oltre 60 contadini a El Salado, da cui si racconta che «si salvarono solo i cani»). E secondo diverse organizzazioni umanitarie compiono il lavoro sporco per conto dell’esercito colombiano.”, racconta ancora il quotidiano.
“Ma quasi tutto gira intorno alla coca. Che dalla Colombia scorre a fiumi verso l’Europa. Nel 2004 la Dda di Catanzaro, in una maxi inchiesta che coinvolge altri 6 Paesi, intercetta un carico di 5.500 chili diretto a Gioia Tauro, dove l’aspettavano le cosche della ‘Ndrangheta di cui El Mono è il principale tramite. Tra i 159 destinatari dell’arresto c’è anche Mancuso, il vertice della cupola. Il suo nome torna anche nell’operazione Tiburon della Dda di Reggio Calabria, del 2006, sempre per traffico internazionale di stupefacenti.
L’arresto e la scarcerazione
Ma intanto Mancuso nel 2004 guida la smobilitazione dei paramilitari, a cui il governo promette enormi sconti di pena in cambio della consegna delle armi. Nel 2008 il pentito viene estradato negli Stati Uniti, che gli danno 15 anni per traffico internazionale di droga. La pena negli Usa finisce a marzo scorso, ma la Colombia lo rivuole: secondo il Tribunale Superiore di Bogotá deve ancora rispondere di 11 mila delitti tra cui 588 omicidi, e raccontare molto dei legami tra narcos e politica (Uribe compreso). I colombiani però commettono un grave errore procedurale nella richiesta: così l’avvocato di El Mono chiede che venga portato in Italia. Qui lo aspettano le Procure di Catanzaro e Reggio Calabria.
Probabile che Salvatore Mancuso Gómez, chiamato ad indicare il luogo dove soggiornerà, scelga il Cilento e Sapri, magari ricongiungendosi con i suoi familiari. Lo ha già fatto un altro suo parente, Domenico Antonio Mancusi Hoyos, anche lui coinvolto nella guerriglia colombiana, che nel marzo dello scorso anno fu rintracciato ad Ascea