Nel rapporto di coppia un elemento, più di altri, incide sensibilmente nel benessere della stessa, cementando il rapporto e rendendolo ancora più forte ed immune alle intemperie ed incomprensioni che, presto o tardi, potrebbero palesarsi e mettere potenzialmente a rischio la relazione: la complicità. Alimentarla, però, non vuol dire solo affrontare adeguatamente le avversità.
Secondo alcuni illustri psicologici, infatti, la complicità di coppia si consolida in particolar modo nei momenti positivi, celebrando compiutamente gli stessi e cercando di crearne in misura sempre maggiore, adottando un atteggiamento proattivo da parte di entrambi i componenti. In buona sostanza, l’armonia di coppia si amplifica nei momenti di gioia e giubilo, piuttosto che nella vicinanza reciproca nei momenti di difficoltà.
La mancata condivisione assertiva dei momenti di gioia può essere il preludio ad una crisi
Molto interessante, in tal senso, è stato uno studio compiuto da alcuni psicologi statunitensi, che hanno riunito un cospicuo numero di coppie e le hanno filmate, a turno, mentre discutevano di un evento positivo e di uno negativo: al termine della conversazione, i membri di ogni singola coppia erano chiamati a valutare la reazione del partner, indicando quanto si fossero sentiti compresi e considerati dalla loro dolce metà.
Mentre tutto ciò avveniva, alcuni osservatori valutavano le quantità di reazioni costruttive basandosi su un ascolto attivo, che faceva riferimento, in particolar modo, sull’eventuale presenza di commenti o interazioni positive. Questo studio, di fatto, ha messo in risalto che le manifestazioni realmente assertive ai commenti positivi, venivano percepiti non in maniera adeguata dal partner, la cui vicinanza, viceversa, veniva maggiormente avvertita nel caso fosse stata comunicata una notizia negativa.
Uno studio che non ha fatto altro che confermare una tesi che, ormai da diverso tempo, viene sostenuto da diversi psicologi di coppia: la mancata o poca condivisione dei momenti positivi genera dei sentimenti negativi che, non di rado, vanno ad incidere sull’equilibrio di coppia. E talvolta, purtroppo, sono il primo segnale premonitore di una possibile crisi della stessa.
D’altro canto, avere al proprio fianco una persona che percepiamo, anche erroneamente, poco incline a condividere i nostri momenti felici, genera uno stato di malessere, lieve o grave che sia, a qualunque soggetto, venendo percepito, inoltre, come un mancato segno di affetto. L’affettività, poi, rischia di andare ad intaccare su un altro aspetto di vitale importanza, specie nei rapporti di lunga durata: la sessualità.
Italiani: popolo che cede facilmente alle tentazioni
In un rapporto consolidato, infatti, l’equilibrio affettivo è strettamente correlato a quello intimo: sono rarissimi i casi in cui, nonostante il venir meno dall’aspetto affettivo, resta intatto il desiderio e la voglia di amarsi anche sotto le lenzuola. Molto più facile, invece, che l’affetto, specie nei casi fossero presenti dei figli, resti presente nonostante il venir meno del desiderio sessuale reciproco.
Decisamente esemplificativo, a tal proposito, un sondaggio recentemente effettuato sul suolo italico, che testimonia come nelle coppie di lungo corso sia particolarmente complesso mantenere un elevato desiderio reciproco nel tempo, cercando di resistere alle inevitabili tentazioni di evadere dalla solita routine.
Almeno il 65% delle coppie intervistate, infatti, dichiara di aver tradito il proprio partner, in almeno una circostanza, negli ultimi ventiquattro mesi. Un dato che tende ad essere superiore nelle coppie “rodate”, ovvero che hanno stretto un legame affettivo da più di cinque anni: in questo caso, infatti, la percentuale lievita di un ulteriore 7%. Non è casuale, di conseguenza, che alcune figure siano sempre più ricercate.
Il successo dei Gigolò di Bergamo e, come ben sanno gli uomini piemontesi, delle escort Cuneo, ad esempio, ne sono la più fulgida testimonianza. Chi si rivolge a queste figure professionali, infatti, cerca non solo il mero rapporto sessuale fine a sé stesso, ma anche complicità ed empatia. E chi, meglio di questi soggetti, è in grado di saperla offrire?