Lode e borsa di merito ad una tesi sul Cilento

Con una tesi intitolata "Grammaticalizzazione di forma verbali e multiverbali nei generi della tradizione orale del Cilento" Nello Amato ha ottenuto il massimo dei voti

Di Letizia Baeumlin

Aniello Amato (per tutti ‘Nello’), originario di Cannalonga, ha conseguito la laurea magistrale in Scienze linguistiche presso l’Università di Bologna con una tesi sul Cilento in Teoria del Lessico dal titolo “Grammaticalizzazione di forma verbali e multiverbali nei generi della tradizione orale del Cilento”. Il giudizio è di 110 e lode. Il giovane è risultato, inoltre, vincitore di una borsa per studenti meritevoli, aggiudicandosi un posto fra i migliori studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche del suddetto ateneo.

La tesi in questione si basa sulla creazione di un corpus di dati inediti cilentani, registrati fra il 2013 e il 2019. I dati, elicitati mediante una metodologia antropologica, ovvero basata sull’ascolto, libere conversazioni prive di tracce dialogiche e condivisione della quotidianità degli informatori, afferiscono ai vari generi della tradizione orale contadina: fiabe, favole, leggende (suddivise in maniera originale fra parabole e miti religiosi), racconti generici, aneddoti umoristici e conversazioni. Per tale suddivisione sono stati considerati gli studi di Glauco Sanga. Il totale è di 127 discorsi, ossia 40.193 parole. Ad essi è stata attribuita per l’originalità e l’autenticità la dignità di pubblicazione. Mediante un confronto con le fiabe di Stella Cilento pubblicate nel 1994 da Fernando La Greca, docente dell’Università di Salerno, Nello Amato ha applicato un modello teorico emergente, la ‘Construction Grammar’, che, a differenza della Grammatica Generativa, non considera la sfera dell’idiomatico come facente parte della periferia della Grammatica, ma piuttosto essa, mediante la nozione di ‘Costruzione’ come segno linguistico e di competenza grammaticale come ‘rete’ di costruzioni (Constructicon), considera nucleare il continuum lessico-sintassi, superando così la divisione rigida fra ‘core grammar’ e periferia del modello words-and-rules. La Construction Grammar è un modello teorico in parte formalista e in parte funzionalista (usage based), ovvero le funzioni delle costruzioni ad alta frequenza (dotate di aspetti non strettamente predicibili dal loro significato o pienamente predicibili ma convenzionalizzati) dipendono dal contesto sintattico/discorsivo in cui sono inserite. Alcune espressioni, infatti, sono riconosciute dai parlanti come specifiche e convenzionalizzate in alcune situazioni comunicative (v. studi di Hilpert sul futuro perifrastico in inglese).

Elaborato da Fillmore, Kay, O’ Connor negli anni Ottanta del secondo scorso, linguisti della scuola di Berkeley, il modello teorico ha fatto un salto di qualità con gli studi di Adele Goldberg, la quale, considerando la struttura argomentate di alcuni verbi inglesi come ‘siren’, ha offerto un’alternativa agli studi lessicalisti rispetto allo studio delle strutture argomentali. L’importanza del contributo di Goldberg consiste proprio nell’aver esteso le Costruzioni ai meccanismi più astratti della lingua, ossia le strutture argomentali. Inoltre, la studiosa identifica cinque assunti base del Costruzionismo: centralità della nozione di Costruzione, importanza della struttura superficiale, grammatica come rete di costruzioni specifiche delle singole lingue, carattere usage-based della teoria.

Nello Amato ha studiato, partendo da tali premesse espresse in maniera sintetica, strutture ad alta frequenza nei testi narrativi cilentani, ossia alcune costruzioni poliverbali (pseudo-coordinazioni, costruzioni seriali e quasi-seriali, quest’ultime simili a quelle dell’inglese go-VERB studiate da Susanne Flach) e la struttura polisemia di ‘rici’. La teoria del giovane laureato, in modo più specifico, è che ‘rici’ e ‘ricica’ siano elementi soggetti ad un percorso di Grammaticalizzazione che li conduce ad assorbire, nella parlata di alcuni soggetti anziani analfabeti, nati e cresciuti in campagna, funzioni modali espressi in italiano da alcuni avverbi e segnali discorsivi (soprattutto in senso interazionale come segnale di presa di turno esattamente come ‘allora’ in altri contesti simili, come riformulatore equivalente dell’italiano ‘cioè’, come indicatori enfatici del tipo ‘davvero, proprio’ in racconti dotati di evidenzialità diretta). Molte funzioni di rici non sono deducibili, quindi, strettamente dal suo significato lessicale, ma dal contesto sintattico di occorrenza. È la sintassi che spinge l’elemento ad assumere certe funzioni.

Sono state, dunque, analizzate 1049 occorrenze totali cui si aggiungono altre 303 istanze di ‘elencazione di parole’ in rapporto sintagmatico che il giovane sta inserendo in un dataset all’interno di Universalist, un progetto finanziato dal Dipartimento Lilec dell’ Università di Bologna, che raccoglierà occorrenze di varie lingue del mondo. Il cilentano comparirà fra le lingue poco studiate e conosciute.

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