“Da oggi riapre il nostro Museo Civico Comunale, sito in Via Roma nel centro storico di Montesano Capoluogo, nel rispetto di tutte le normative di contenimento della diffusione del Covid-19”.
Ad annunciarlo il sindaco Giuseppe Rinaldi che parla di “un ulteriore segno di speranza concreto, di ripresa, di ripartenza in un luogo culturale di grande significato storico per la nostra comunità, in cui sono racchiusi i ricordi della nostra infanzia, gli oggetti della nostra tradizione, i simboli della nostra identità”.
Il Museo Civico di Montesano sulla Marcellana propone memorie significative della cultura materiale del mondo agricolo tradizionale e di quello artigianale, tra loro strettamente connessi.
Il giogo (ju??) con le tavedd? o il pettorale col bilanciere, che si mettevano il primo ai buoi e il secondo all’asino per trascinare gli attrezzi agricoli, segnarono la rivoluzione dell’anno mille nelle tecniche agrarie, la furcedda di legno, usata per ventilare, sono la prima serie di oggetti messi insieme non a caso. Viene subito dopo l’angolo della fucina del fabbro (forgia) coi manufatti d’uso quotidiano, come cerniere (scibb?), serrature (mašcatur?), saliscendi (sagliescinn?), tripode (trèpp?t?), l’arnese a tre uncini per recuperare il secchio nel pozzo (rambon?), la catena cui si appendeva la caldaia sul focolare, il pettine, in parte in legno, per il lino, lanterne per la casa, come quella a quattro stoppini (a luc? a quatt? micc?) e quelle dei carretti, che viaggiavano di notte per raggiungere di buon mattino i mercati negli altri paesi (fora Terra). Subito dopo è l’angolo del calzolaio (scarpar? o solakianiedd?); forme, lesine ssugli?.
È stata ricostruita una camera da letto tradizionale con la culla a dondolo, di ferro, e una di costole di noccioli (naca), il vaso da notte (càntar?), l’asciugapanni (assucapann?), lo scaldino (mònak?). Vicino ci sono le misure per cereali a doghe di legno: stuppiedd?, mienz?stuppiedd?, misura (coi cerchi in legno). Per pesare si usava la stadera (cambion?). Strettamente connessi sono gli arnesi per fare il pane in casa: la madia (fazzatòra), u munn?l? per pulire il forno, le pale per infornare e sfornare, lo staccio (sèta) per burattare (cern?) la farina, il cassone (cascion?) per il grano, in mezzo al quale si conservava anche il formaggio e i caciocavalli in particolare. U ?ammièr?, al quale si appendeva il maiale per le zampe, ricorda l’usanza di sezionare (sfascià) la carne, quando si macellava in casa.
Per le visite verranno seguite tutte le Linee Guida attualmente previste dall’emergenza. “Visitatelo! Ne vale la pena! È come ritornare alle origini”, il messaggio del sindaco Rinaldi.