Il fagiolo regina di Gorga ha avuto ufficialmente il riconoscimento di presidio slow food. Un importante traguardo per il legume coltivato e raccolto nel Cilento, nella frazione del comune di Stio. Si tratta di un ecotipo a diffusione estremamente limitata, di forma ovoidale e di colore bianco, privo di screziature, simbolo di tanti prodotti di cui la biodiversità del territorio è ricca. Esso si caratterizza per la sua tenerezza, la rapidità di cottura, la particolare sapidità.
Generalmente la coltura segue un erbaio autunno primaverile, mentre la semina viene effettuata a mano nel mese di Giugno, previa lavorazione del terreno. Una prima raccolta avviene quando i baccelli sono ancora verdi per il consumo fresco. La sgranatura, invece, è eseguita dopo la completa essiccazione dei baccelli sulla pianta e successivamente per 2-3 giorni su teloni, al sole. I terreni – conclude Terra Madre- solitamente utilizzati per la coltura del legume sono tipicamente strutturati in terrazze costituite da muretti a secco chiamati fraveche nel dialetto locale, che la comunità intende mantenere e ripristinare laddove a causa dell’abbandono delle terre i terrazzamenti sono andati persi. Il fagiolo della regina di Gorga, rientra tra le 10 eccellenze riconosciute nella provincia di Salerno.
Lo chiamano il fagiolo della regina, perché la leggenda narra che la regina di Napoli, Maria Carolina d’Asburgo, ne andasse letteralmente pazza.