Oggi, 3 giugno, si celebra San Cono, protettore di Teggiano e Laureana Cilento. Il Santo è originario proprio del centro valdianese, dove nacque nell’XI secolo da una famiglia agiata di nome Indelli.
Secondo la leggenda la sanità di Cono fu preannunciata ai genitori già prima della sua nascita: mentre la madre Igniva era in dolce attesa, infatti, entrambi videro in sogno una fiaccola ardente uscire dal grembo. Spaventati, al mattino, si recarono dal parroco per raccontare il sogno e chiedere consiglio. Il sacerdote li rassicurò, dicendo loro che la fiaccola indicava l’amore di Dio che avrebbe infiammato il loro figlio. E così sarebbe stato. Cono fin da piccolo dimostrò di amare la preghiera e una vita austera. Ancora adolescente si sentì chiamato alla vita monastica e senza indugio corse all’insaputa dei genitori al Monastero di Santa Maria di Cadossa, situato nei pressi di Montesano sulla Marcellana. La mamma e il papa un giorno si recarono presso il convento per convincerlo a tornare a casa. Il giovane, fuggì, si rifugiò nella cucina, e, nella ricerca di un posto nascosto e inaccessibile per non farsi trovare, saltò nel forno acceso. Qui lo intravidero i genitori e l’abate: illeso in mezzo alle fiamme. Questo episodio colpì i familiari che si convinsero a lasciarlo al Monastero.
San Cono morì ancora giovane, nel primo decennio del secolo XII. La sera del 2 giugno, mentre i frati erano a cena, Cono sentì una voce dal cielo: «Cono, Cono, questa notte stessa sarai chiamato da Dio». Le parole della Vergine Maria all’arcangelo Gabriele: «Avvenga di me secondo la tua parola» furono la sua risposta e serenamente si preparò al momento della definitiva e completa unione con Dio. Le sue spoglie furono sepolte nella chiesa del monastero.
Nel 1261, dopo che i monaci, a seguito di frequenti incursioni, avevano abbandonato il monastero perché diventato insicuro, i resti mortali furono ritrovati prodigiosamente dai suoi concittadini e solennemente portati a Teggiano.
Ancora oggi è vivo il culto di San Cono. La sua santità fu riconosciuta ufficialmente e solennemente il 27 aprile del 1871. I suoi resti mortali, sottoposti più volte a ricognizione canonica, sono venerati nella cappella a lui dedicata nella Chiesa Cattedrale di S. Maria Maggiore in Teggiano.
La celebrazione solenne della festa ha luogo il 3 giugno mentre il 27 settembre si fa memoria della traslazione dei suoi resti mortali da Santa Maria di Cadossa al suo paese nativo ed il 17 dicembre si ricorda il suo speciale patrocinio in favore dei suoi concittadini.
Non si hanno notizie precise di quando il suo culto sia giunto a Laureana Cilento. Comunque agli inizi del 1600 il sacerdote don Francesco del Mercato ne parla come di qualcosa già esistente da tempo, ne traduce in lingua italiana la Vita a beneficio dei fedeli e testimonia una particolare personale devozione al Santo, che fu “paziente, caritativo e fa gran miraculi”. E lui stesso asserisce di averne ricevuti diversi.
A Teggiano nella mattinata si sono svolte le Sante Messe in onore del Santo, nel Cortile delle Suore.