“Da circa tre mesi, con la chiusura degli Atenei universitari in ottemperanza alle prescrizioni governative, la Regione Campania non ha più erogato i servizi di ristorazione e mensa per gli studenti universitari, quantificati in una quota annuale detratta dalle borse di studio di chi ne usufruisce. Eppure, nonostante le mense siano chiuse, risulta che nelle Università della nostra regione si stiano continuando a trattenere quelle somme senza alcuna giustificazione o motivo”. E’ quanto segnalano il deputato del Movimento 5 Stelle Luigi Iovino e il consigliere regionale M5S Luigi Cirillo, che hanno presentato rispettivamente un’interrogazione a risposta scritta al ministro dell’Istruzione e una richiesta formale all’Adisurc, alla luce di numerose segnalazioni molte delle quali pervenute, in particolare, dalle associazioni studentesche dell’Università di Fisciano.
“Giova ricordare che dall’importo della borsa di studio viene operata una detrazione pari a 700 euro per gli studenti che scelgono il pasto in mensa e di 540 euro per quanti invece optano per un pasto alternativo come il fast food. Tenuto conto che la ratio è quella di operare le detrazioni solo per gli studenti che usufruiscono del servizio, chiediamo l’intervento del ministero affinché, in raccordo con la Regione Campania e con altre regioni nelle quali la detrazione si continuerebbe a praticare, perché vengano restituite le quote delle borse di studio non utilizzate o che, in fase di saldo, non siano trattenute le quote per il servizio mensa di marzo, aprile e maggio. In una fase recessiva così delicata e drammatica per molte famiglie, non possiamo consentire che sia leso in alcun modo il diritto allo studio, tutelando gli studenti di fasce di reddito media e bassa, maggiormente a rischio di abbandonare gli studi”.
Ma questa non è l’unica questione che i 5 Stelle hanno sollevato per gli studenti universitari. C’è l’ulteriore problema dei crediti formativi: “Il requisito del tetto minimo dei crediti formativi previsto dalla Regione Campania per l’accesso al bonus di 250 euro, è un paradossale controsenso per gli studenti universitari. Significa fingere di non comprendere quanto la chiusura degli atenei, la sospensione dei corsi, l’impossibilità al confronto con i docenti, le evidenti difficoltà riscontrate nella fase di organizzazione della didattica on line, abbiano influito sul profitto degli studenti, molti dei quali hanno addirittura preferito rinviare l’appuntamento con alcune prove d’esame. Un bonus già viziato in origine dalla modalità del rimborso, che grazie al nostro intervento è stato corretto e rimodulato come finanziamento finalizzato all’acquisto di strumenti informatici per la didattica”, dice il consigliere Cirillo.
Poi annuncia: “Chiederò formalmente che venga eliminato il requisito dei crediti formativi per l’accesso al bonus così come ho già sottolineato che è ingiusto escludere dal contributo gli studenti fuori corso da più di un anno. Ritardare di oltre un anno il ciclo di studi non equivale a non essere meritevole”.
“Chi immagina questo – conclude Cirillo – non ha la piena consapevolezza di quanti sacrifici devono affrontare molti studenti che, spesso per gli atavici ritardi nell’erogazione delle borse di studio, sono costretti a lavorare per mantenersi agli studi, sottraendo tempo alla fase didattica e formativa e ritardando inevitabilmente la conclusione della carriera universitaria”.