Cilento: le nuove regole per l’accesso al mare non piacciono. “Difficile riaprire”

«Rischiamo di non aprire, difficile rispettare le disposizioni»

Di Luisa Monaco

“In gran parte dei comuni del Cilento non ci sarà la possibilità di riaprire le attività balneari”. E’ questo l’allarme di diversi titolari di lidi della costiera, alla luce delle linee guida per gli stabilimenti balneari (leggi qui). Ieri sono arrivate le prime indicazioni dal Governo: tra gli ombrelloni, in spiaggia, la distanza dovrà essere di 5 metri. Anche sugli stabilimenti balneari e sulle spiagge attrezzate, «viene suggerita la prenotazione obbligatoria, anche per fasce orarie». Si raccomanda, inoltre, di favorire l’utilizzo di sistemi di pagamento veloci con carte contactless o attraverso portali/app web. Vanno inoltre differenziati, ove possibile, i percorsi di entrata e uscita, prevedendo una segnaletica chiara.

Per garantire il corretto distanziamento sociale in spiaggia, la distanza minima consigliata tra le file degli ombrelloni è pari a cinque metri e quella tra gli ombrelloni della stessa fila a quattro metri e mezzo. Tenendo conto delle specifiche caratteristiche delle spiagge libere «dovranno essere localmente definite puntualmente le modalità di accesso e di fruizione, individuando quelle più idonee ed efficaci», si legge nel documento Inail-Iss sulla balneazione.

«Dovranno essere affissi nei punti di accesso alle spiagge libere – si legge nel provvedimento – cartelli in diverse lingue contenenti indicazioni chiare sui comportamenti da tenere, in particolare il distanziamento sociale di almeno un metro ed il divieto di assembramento. Va mappato e tracciato il perimetro di ogni allestimento (ombrellone/sdraio/sedia), – ad esempio con posizionamento di nastri – che sarà codificato rispettando le regole previste per gli stabilimenti balneari, per permettere agli utenti un corretto posizionamento delle attrezzature proprie nel rispetto del distanziamento ed al fine di evitare l’aggregazione. Tale previsione permetterà di individuare il massimo di capienza della spiaggia anche definendo turnazioni orarie e di prenotare gli spazi codificati, anche attraverso utilizzo di app/piattaforme on line. Tale modalità favorirà anche il contact tracing nell’eventualità di un caso di contagio».

Dovranno poi «essere valutate disposizioni volte a limitare lo stazionamento dei bagnanti sulla battigia per evitare assembramenti. Devono essere assicurate opportune misure di pulizia della spiaggia e di igienizzazione delle attrezzature comuni, come ad esempio i servizi igienici, se presenti. È opportuno, ove possibile, conclude il documento, affidare la gestione di tali spiagge ad enti/soggetti che possono utilizzare personale adeguatamente formato, valutando altresì la possibilità di coinvolgimento di associazioni di volontariato, soggetti del terzo settore, etc., anche al fine di informare gli utenti sui comportamenti da seguire».

Disposizioni, queste, che imporranno a molti lidi di chiudere i battenti. «Costi eccessivi per rispettare le regole e guadagni ridotti al minimo considerata la diminuzione degli spazi», dice il titolare di uno stabilimento balneare. I comuni che maggiormente rischiano di risentire delle linee guida fissate dall’Inail sono quelli compresi tra Capaccio Paestum e San Mauro Cilento. A sud spiagge più larghe consentono diverse valutazioni.

Ad Ascea il Comune sta facendo da alcuni giorni dei rilevamenti tramite droni per individuare le modalità per installare gli ombrelloni e gli spazi sembrano essere più che sufficienti. Più complessa la situazione nella vicina Casal Velino dove alcuni privati valutano difficoltosa la possibilità di rispettare alla lettera le linee guide. Problemi anche da Sapri, Villammare, Policastro, Scario.

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