AGROPOLI. Tre anni fa riapriva i battenti il pronto soccorso dell’ospedale civile di Agropoli. Era il 10 maggio 2017. Alla cerimonia, organizzata in pompa magna, intervenne anche il Governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, il quale non esitò a definire quell’atto “un miracolo”. Parole confermate dall’ex sindaco Franco Alfieri, secondo cui ad Agropoli veniva “restituita la dignità”.
I servizi offerti
20 i posti letto di medicina generale, quelli previsti per il nosocomio cilentano, servizi di radiologia e laboratorio di analisi attivi per metà giornata (dalle 8 alle 20); la possibilità della struttura, secondo l’Asl Salerno, di garantire l’assistenza in Emergenza-Urgenza grazie a questi servizi e alla possibilità di trasmettere immagini radiografiche al centro hub o spoke più vicino e di effettuare le principali indagini di laboratorio urgenti direttamente in Pronto Soccorso.
Una configurazione oggetto di polemiche già all’indomani dell’inaugurazione. In molti contestarono la definizione di pronto soccorso, considerata fuorviante vista l’assenza di sale operatorie ed altri servizi necessari. Di fatto il 118 non trasferisce i pazienti ad Agropoli dove arrivano soltanto coloro che autonomamente ci si recano.
Le polemiche
Nonostante evidenti limiti l’ospedale ha fatto registrare da subito grandi numeri: oltre 4300 gli accessi soltanto dall’1 al 15 agosto 2017. Un dato che testimonia la necessità di avere una struttura ospedaliera in zona.
Lo stesso De Luca, proprio a margine dell’inaugurazione, garantì in tempo un ulteriore potenziamento. Promessa mantenuta solo in parte.
Cosa è cambiato dal 2017?
Rispetto a tre anni fa qualcosa è cambiato: alcuni servizi sono stati potenziati, sono state allestite le sale operatorie per un day surgery ed un ospedale covid. Di fatto, però, ad oggi tutto resta in standby come avevamo già spiegato nelle scorse settimane (leggi qui). L’ospedale specializzato per la gestione dei pazienti affetti da coronavirus resta in un limbo per il timore di una seconda ondata di contagi a settembre. Ciò suggerisce al buon senso di non assegnargli altre funzioni finché non si sarà usciti da questa emergenza. Il sindaco Coppola ha minacciato di abbandonare il suo partito qualora il nosocomio non dovesse aprire, una minaccia che è servita soltanto a far sorridere in un momento drammatico.