La riapertura di bar e ristoranti ha un effetto valanga sull’agroalimentare nazionale con la ripresa degli acquisti di cibi e bevande che vale almeno 20 miliardi all’anno. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’attesa riapertura delle attività di ristorazione nella seconda metà maggio con l’avvio della Fase 2 dell’emergenza Covid-19. Già da lunedì, però, in Campania queste attività potranno riaprire i battenti seppur solo per svolgere attività d’asporto. Eppure le modalità con le quali è prevista la riapertura stanno generando non poche polemiche e molti, soprattutto tra i proprietari di bar, hanno già manifestato l’impossibilità di aprire a queste condizioni.
Questi locali potranno fare esclusivamente consegna a domicilio dalle 7 alle 14 previa prenotazione on line, con l’obbligo di usare dispositivi di protezione e sanificare almeno una volta al giorno i locali. Ristoranti, pub, pizzerie e gelaterie, hanno un’apertura prevista dalle 16 alle 22 e con le stesse condizioni dei bar. Disposizioni, queste, che non tutti sono disposti a seguire.
“Per i bar c’è la possibilità di aprire dalle 7 alle 14 e solo per la consegna a domicilio. E’ del tutto inutile aprire a queste condizioni e con questi limiti orari, i costi sarebbero maggiori dei guadagni”, dice un barista di Agropoli. Perplessità anche tra i ristoratori: “Se ci venisse data la disponibilità all’asporto sarebbe meglio, con le prenotazioni unicamente on line o per telefono il mercato si riduce notevolmente. Vale la pena aprire?”, si chiede il dipendente di una attività di Vallo della Lucania.
C’è poi chi guarda anche ad un altro aspetto, quello dei lavoratori. “I dipendenti sono quelle persone che fino a ieri ci hanno sostenuto e portato aventi il locale e grazie a loro che siamo aperti, però come sempre non vengono mai cnsiderati”, dice Simona Iannuzzi, titolare di una pizzeria a Capaccio Paestum.
“E’ brutto chiamare un dipendente per dirgli che deve restare a casa perché per le restrizioni che hanno messo non può venire a lavorare, però mi dispiace ma devo per forza aprire perché altrimenti il gregge mi accavalla e dopo rimango indietro – aggiunge – se apro lo faccio per tutti noi, per la squadra e per stare in linea con tutti”.
Infine un appello: “Caro De Luca dovevi farci aprire come ci hai fatto chiudere. Tutti insieme con le restrizioni che c’erano, non con queste precauzioni che ci impongono di lasciare i dipendenti a casa senza un euro e con la speranza che arriva la cassa integrazione”, conclude.
Il malcontento è notevole. Chi riapre prova a pubblicizzarsi sui social ma con notevoli perplessità “Nei supermercati si può andare uno alla volta, perché in una pizzeria o una pasticceria no? Perché si può solo prenotare da casa? Ho apprezzato come ha gestito l’emergenza De Luca fino ad oggi ma ora ha cominciato a prendere provvedimenti cervellotici e a mio avviso poco sensati“, sottolinea un pasticciere cilentano.