Intervista al Vice Sindaco di Auletta, Antonio Addesso: “Vi racconto la mia esperienza col Covid 19”

Il vicesindaco di Auletta, Antonio Addesso, è guarito dal coronavirus e ci racconta la sua storia

Di Antonella Eleonora Pacella

Ogni giorno, si aspetta il bollettino della Protezione Civile che ci parla di numeri, ma dietro ogni statistica ci sono persone con le loro storie. Dal virus si guarisce. Per questo, abbiamo intervistato il Vice Sindaco di Auletta Antonio Addesso, che ha voluto raccontarci la sua esperienza con il virus, e della sua guarigione.

Grazie, per aver voluto condividere con i nostri lettori il suo vissuto recente, come sta, innanzitutto. Come si è accorto che qualcosa non andava.
“Grazie, sto bene, sono a casa in questa quarantena fiduciaria post ricovero. Dopo un paio di giorni che ero alle prese con una tosse anomala, rispetto a quella stagionale, mi è salita la febbre, subito mi sono isolato a casa, di fatti, non ho contagiato nessuno intorno a me, perché ho sempre usato la mascherina e tutti gli accorgimenti del caso, visto anche il mio ruolo pubblico”.

Quando vengono fatti i tamponi e quanti in tutto.
“Il primo tampone mi è stato fatto ad una settimana dalla mia richiesta ed ha dato esito positivo. Dopo il ricovero e le cure opportune, mi hanno fatto i canonici due tamponi, a distanza di 36 ore l’uno dall’altro, risultando negativi. Le analisi del sangue mostravano memoria della presenza del virus e questo significava che mi ero immunizzato, e mi hanno trasferito al reparto post Covid”.

Una volta dimesso, dovrà stare ancora isolato per molto dentro casa. “Il 25 aprile giorno della Liberazione, sarò finalmente libero anche io. Sono a casa dal 10 aprile e sono ancora in isolamento”.

Cosa ricorderà di questa esperienza e cosa ha pensato in quegli lunghi giorni in Ospedale a Polla al Luigi Curto.
“Questa esperienza mi ha insegnato che nessuno è immune da nulla, ci sentiamo tutti invincibili come se le cose del Mondo non ci possano toccare di persona. In quei giorni in Ospedale, a Polla, ho avuto consapevolezza della mia forza, di quanto sia futile tutto, La sofferenza è stata tanta, ma i medici e tutto il personale ospedaliero mi sono stati vicino ed incoraggiato. Mi hanno spiegato il tipo di farmaci usati per curarmi: uno che si usa in caso di Hiv ed uno impiegato per l’artrite reumatoide, una molecola nata per la cura della malaria negli anni ’30. Sono maturato molto, voglio solo serenità, credo come tutti; mi concentrerò sulle cose importanti della vita. Pensavo di non tornare più “.

Ha ringraziamenti da fare, vuole aggiungere qualcosa.
“Non finirò di ringraziare mai abbastanza tutto il personale medico (e non) del Luigi Curto di Polla, per la loro sensibilità, disponibilità e professionalità. Ringrazio tutti coloro che mi hanno inviato un messaggio e mi hanno fatto sentire la loro vicinanza, sia prima che dopo. Faccio le mie condoglianze a chi ha perso i propri cari e mi auguro che chi sta ancora lottando nei reparti possa riprendersi. Grazie alla mia famiglia. Pensiamo alle cose vere ed importanti, e non guardiamo in malo modo chi ha contratto il virus, perché si guarisce, ma è un percorso che ti cambia dentro”.

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