In tempi di pandemia da Covid-19 il pensiero precipuo di tutti i cittadini italiani è quello legato all’evolversi della situazione: i deceduti hanno toccato e superato quota 20.000 in tutto il Paese e tante sono le categorie di lavoratori rimasti a casa. Anche lo sport, naturalmente, non è solo intrattenimento: rappresenta dei luoghi di lavoro e non in tutti i casi alle cifre esorbitanti che si è abituati a sentire e leggere attraverso i media. Nel girone H di Serie D l’Agropoli, prima della sospensione del campionato, si trovava all’ultimo posto, anche se la speranza di molti calciatori è quello di riprendere la stagione, qualora le condizioni lo consentano, per potersi giocare le ultime possibilità di centrare playout. Abbiamo quindi intercettato il capitano della formazione delfina, Raimondo Bonfini, intervistandolo.
D – È un momento molto difficile per il Paese. Il lockdown tiene lontane dal posto di lavoro tante categorie, compresa quella di voi calciatori dilettanti. Quali sono le tue sensazioni a riguardo?
R- Credo che sia giusto così. Sono sempre dell’idea che un sacrificio oggi valga una ricompensa domani. Quindi tutti noi dobbiamo portare al termine questo compito per poi poterci riabbracciare più forte domani.
D- Come stai passando le giornate? La squadra sta seguendo un programma personalizzato da seguire singolarmente nelle proprie abitazioni?
R- Si, cerco di non perdere i miei ritmi, per questo l’orario della sveglia non è variato. Un po’ di stretching, un intenso allenamento che varia ogni giorno e giusta alimentazione. Per me che sono sempre stato fuori casa, questo è un modo per godersi di più la famiglia ed i propri spazi.
D- Secondo diversi addetti ai lavori la stagione calcistica nei dilettanti potrebbe concludersi anzitempo. Quali sono le tue sensazioni a riguardo?
R- È giusto che si prendano i tempi precauzionali, anche se la voglia di entrare in campo freme ed anche tanto.
D- La stagione dell’ Agropoli è stata a dir poco tumultuosa. Diversi cambi societari nonché di staff tecnico. Credi che ci siano i margini, qualora la situazione riprenda, di provare a centrare disperatamente i playout?
R- Si, quest’anno abbiamo subito le incomprensioni societarie, ma siamo una squadra composta da tutti giovani ragazzi, quindi abbiamo la speranza a nostro favore. Noi cerchiamo di dare il massimo anche dopo questo lungo stop.
D- Com’è invece il rapporto con la nuova dirigenza, piuttosto locale data l’elevata presenza di dirigenti agropolesi?
R- Anche se abbiamo avuto poco tempo per incrementare conoscenze e progetti (Causa Covid), abbiamo apprezzato tanto il loro sostegno morale ed economico. Nel momento più difficile, non ci siamo sentiti soli e per questo mi sentivo di ringraziare ognuno di loro pubblicamente.
D- In caso di sospensione definitiva dei campionati dilettantistici quale sarebbe secondo te la linea corretta: congelare le posizioni in classifica o ripartire il prossimo anno con la medesima composizione dei gironi, al netto di prevedibili ricorsi da parte delle società?
R – In caso di sospensione definitiva, io credo che le prime due in classifica dovrebbero salire in serie C come giusto che sia e per il resto, congelare le posizioni in classifica.
D- Gli stipendi dei calciatori dilettanti non sono neanche lontanamente equiparabili a quelli dei vostri colleghi professionisti. In Portogallo si è riscontrato un bel gesto dei calciatori della nazionale da questo punto di vista con la donazione di un milione di euro. Perché in Italia non si è arrivati a questa soluzione? Credi in un intervento governativo, dato che dopotutto, anche voi calciatori, compresi i membri dello staff tecnico, i magazzinieri, siete dei lavoratori?
R- Beh, si spera in un intervento governativo anche da parte di noi calciatori, ma non potrei dire che L’Italia non stia facendo nulla a riguardo.
D- Cosa vede Raimondo Bonfini nel futuro per la sua carriera?
R – Non nego di voler arrivare ai massimi livelli. Sacrifici, determinazione, umiltà e forza di volontà sono alla base di tutto. La strada è ancora lunga, ma non è impossibile.
D- Quest’anno hai indossato varie volte la fascia di capitano dell’Agropoli. Ti senti più maturo professionalmente dopo quest’esperienza in Cilento?
R – Indossare la fascia da capitano, per me, sta a significare indossare responsabilità, calma, sangue freddo e soprattutto orgoglio, perché è come se rappresentassi la città è questo mi rende fiero, soprattutto alla mia età.
D- ”Da rappresentante della città”, allora, vorresti mandare un messaggio alle famiglie ed un pensiero alle tre persone di Agropoli purtroppo decedute in seguito alla pandemia? Tra loro ci sono anche tifosi della società ed ex calciatori nel settore giovanile.
R- Si, la notizia dei deceduti a causa del Covid, ha scosso me e l’intera squadra. Vorrei esprimere la mia solidarietà alle famiglie che hanno subito questo duro colpo. Ormai la frase “Restiamo a casa” è all’ordine del giorno, ma non dobbiamo sottovalutarla mai. Quando ne usciremo da questo tunnel, ognuno di noi avrà una forte ricordo di tutto ciò che spero non verrà mai dimenticato a nome di tutti gli eroi che stanno combattendo contro questo male ed in memoria di chi ha combattuto fino alla fine. Ce la faremo!