Gentilissimo Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Giuseppe Conte.
Mi scusi Presidente se le do del tu ,ma ieri sera nella trasmissione televisiva :”Accordi e Disaccordi” di Scansi e Sommi, su Nove ,mi hai commosso, ti ho sentito vicino, per questo ti do del TU, come un padre si sente vicino ai suoi figli in un momento di difficoltà. Mi hai commosso con la tua professionalità, il tuo senso dello Stato, la tua umanità e umiltà, la tua storia non comune di essere uno di noi; con le competenze per gestire determinate situazioni, ma con le fragilità che sono insite in ogni animo umano. Mi sono commosso quando ti sei commosso anche tu; facendo un breve exscursus di questi giorni maledetti ,ricordando i morti che ci sono stati. Non sono solo tredicimila persone ,dietro quelle persone, ci sono sogni e aspettative spezzate, ci sono storie di vita con la gioia e la sofferenze che ognuno di noi porta con se. Mi sono commosso ,quando hai ricordato il momento più difficile: «È stato quando abbiamo dovuto per la prima volta disporre la zona rossa nei comuni del lodigiano. Dieci comuni, 50 mila abitanti. E allo stesso modo per Vo’. Io sono un giurista, non era mai successo prima ,di dover decidere se una zona dovesse essere militarizzata o no. Per me che sono un cultore delle libertà costituzionali è stato un momento complicato. Poi però, non ho avuto esitazioni sulla cosa giusta da fare.”- Io non mi sento Italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono – cantava il grande Giorgio Gaber. Ieri sera quando ho ascoltato la tua intervista sono rimasto contento di essere un Italiano, ma soprattutto di essere rappresentato da te che in questi giorni hai dimostrato: fermezza con dolcezza, autorevolezza senza autorità, equilibrio senza fare l’acrobata. Come non condividere i tuoi pensieri. Tutti sono d’accordo quando dici che pochi irresponsabili danneggiano il resto della popolazione: «C’è una sparuta minoranza di persone che non rispetta le regole: abbiamo disposto sanzioni severe e misure onerose. Non ci possiamo permettere che l’irresponsabilità di alcuni rechino danni a tutti».
Se i dati si consolidano allentiamo le misure. Questa è la speranza di ognuno di noi. «Lo sforzo che stiamo facendo ci consentirà di valutare una prospettiva. Nel momento in cui il consiglio degli esperti lo permetterà cominceremo con l’allentamento delle misure».
Poi quando hai parlato di Europa , del famoso MES . «Il Mes così com’è è inadeguato a fare fronte a questa emergenza. È uno strumento nato per choc asimmetrici, noi stiamo attraversano uno tsunami di portata epocale. Il Mes può essere in prospettiva, se verrà snaturato e posto nell’ambito di un ampio ventaglio di interventi, senza condizionalità preventive o successive, può essere uno strumento fra gli altri che ci offriranno la possibilità di mettere in piedi una strategia europea». Proprio questo noi cittadini che abbiamo creduto nel sogno europeo volevamo sentirti dire. L’Europa della solidarietà non del proprio particolare, l’Europa madre non matrigna, l’Europa come una federazione di tanti Stati uniti come fratelli.
Grazie Presidente, io non mi sento Italiano ma per fortuna (con te) lo sono.
ROBERTO SCOLA