Nei primi anni del 1900 la popolazione agropolese era di circa cinquemila abitanti, di cui la metà viveva costantemente nelle campagne. L’economia era prevalentemente agricola, seguita dalla pastorizia, dalla pesca e dal commercio.
C’era una buona produzione di vino, fichi ed olio, che venivano in gran parte venduti in Italia ed all’Estero. Le pecore, le capre ed i maiali si allevavano per la produzione di carni e di latte. Per i lavori nei campi e per i trasporti si utilizzavano asini, cavalli, buoi e bufali. La produzione di grano era limitata per difficoltà legate a: scarsità di terreni pianeggianti e quindi la produzione era frammentata e scarsa; notevole carenza nell’utilizzo di mezzi meccanici; poca propensione dei contadini locali ad introdurre nel ciclo della produzione concimi chimici. Mentre, in quegli anni, si intensificò la produzione del Fico bianco di Agropoli e del Cilento. Nei laboratori artigianali il confezionamento del Fico bianco era affidato all’esperte mani delle “incollettatrici”, giovani ragazze che con cura preparavano i pacchetti di fichi secchi, gustati come piatto di eccellenza sulle tavole di tutto il mondo.
I rioni più importanti erano: Agropoli alta (Ngoppa Aruopole), centro abitativo e sociale; La “Marina” (Abbascio ‘a Marina), polo dei trasporti marittimi e della pesca; C.so Garibaldi (‘U Cumune), il nuovo centro commerciale e turistico; la “Stazione” (‘A Stazione), snodo della mobilità cittadina e cilentana.
“Ngoppa Aruopole” era il cuore pulsante di Agropoli. Nelle sue antiche mura si svolgeva la vita sociale, economica e religiosa degli agropolesi.
C’era la Casa Comunale, due chiese, negozi di vario genere, Taverne, Sale e Tabacchi, Farmacie, Posta e tutto ciò che potesse servire alle necessità primarie.
Al canto del gallo il paese, come per incanto, si popolava di mille persone che, attraversando l’antica porta, scendevano gli scaloni per recarsi a lavoro:
contadini, pescatori, operai della fornace, artigiani.
La lunga, faticosa ed estenuante giornata lavorativa terminava al tramontare del sole.
Il ritorno a casa, un povero caldo pasto, il letto. Tra le antiche e strette viuzze, sotto gli archi medioevali, nelle povere e trascurate case, in pochi metri quadrati, convivevano: dolori e gioie; odi e amori; miseria e nobiltà.
La “Marina”, dopo la Prima Guerra Mondiale, conseguì un notevole sviluppo abitativo ed economico, grazie all’incremento dei commerci marittimi ed alla nascita del turismo balneare. Le crescenti esigenze commerciali, da e per il Cilento, trovarono nel porticciolo di Agropoli, una risposta adeguata di sviluppo.
Il miglioramento della flotta di barche da trasporto ed i lavori di riqualificazione effettuati dall’Amministrazione Comunale, produssero uno sviluppo economico di cui beneficiarono tutti gli agropolesi. Allo stesso tempo, la spiaggia della “Marina”, divenne il centro di “Agropoli Turistica”, grazie all’apertura di nuove attività: il Lido Savoia, il lido dell’O.N.D., l’Hotel Carola, l’Albergo del Sud, l’Hotel Poseidonia, il Caffè Nazionale, il Bar Italia.
Nel 1885 fu inaugurato il tratto di linea ferroviaria Battipaglia-Vallo della Lucania e quindi divenne operativa la Stazione di Agropoli.
Dotata di tutti i servizi e confort che potessero soddisfare i viaggiatori, era collegata ai paesi viciniori con un ottimo servizio di trasporti, affidato a numerose “carrozzelle” trainate da cavalli e alla prime carrozze a motore. Nel 1922 furono costruite due palazzine per far fronte alla crescente richiesta abitativa dei numerosi ferrovieri in forza alla Stazione di Agropoli.
Nel discorso pronunciato da Francesco Di Sergio il 5 Maggio 1905, in occasione della sua rielezione a Sindaco, pubblicato il 31 Maggio 1905 sul giornale “La Luce”, organo dell’Associazione della Stampa di Salerno, egli evidenziò le opere realizzate nel precedente mandato e presentò il programma per gli anni successivi. Ecco alcuni passaggi:
[…]Procedendo analogicamente, m’ingegnerò accennarvi qual è stato il mio indirizzo, a quale fine ho mirato, a quali criteri mi sono servito. Nel presiedervi, il mio primo atto fu, e lo ricordo benissimo, di ispirarmi alla pacificazione degli animi […] e prova ne è l’ultima elezione […]. Sentimmo il bisogno di limitare alcune spese: lesinando sul riscaldamento della segreteria; sulle spese per la leva militare; per la consegna dei registri di stato civile; etc.. All’epoca lo stato finanziario del Comune era scosso. Nessun accenno di corretta contabilità; il dazio consumo in ribasso; il dazio sui farinacei soppresso. Fu mestiere, perciò, accrescere l’entrata. E così fu necessità imporre la tassa focatico; aumentare, in seguito ad una esatta revisione, le tasse comunali, in specie quelle sugli esercizi commerciali ed altre. Anche in questo periodo non mancammo di far eseguire quei lavori che erano più urgenti, come le vie piedi Agropoli e quella che mena alla Marina, etc.[…]. Accresciute le entrate pensammo all’illuminazione pubblica, con tanto unanime compiacimento, per le vie del paese, riducendo sensibilmente la sovraimposta. Compenetrandoci nei bisogni dei nostri concittadini fummo solerti nel concedere fitti temporanei, a scopo di lavoro […]. Aumentate le risorse, tolti i debiti, i nostri sforzi saranno rivolti al miglioramento economico del paese, questo rendendolo più possibilmente bello, ameno e tale che divenga una invidiabile stazione balneare della quale ha tutte le favorevoli condizioni. A tal fine si penserà alla riattivazione delle vie, a portare la ruota al paese vecchio; sventrare qualche luogo più angusto di esso; costruire strade che menino agli stabilimenti balneari, etc… Con lo svolgimento di questo mio programma ho ragione di credere che la benevolenza delle nostre principali autorità non mi verrà meno[…].