Abbiamo intervistato per voi i volti più rappresentativi dell’ enogastronomia cilentana per farci raccontare la loro quarantena e tutto ciò che ci può essere dietro questa spiacevole situazione. Si continua con Alessandro Feo di Casal Velino che, come tanti, ha dovuto chiudere improvvisamente il suo ristorante. Ecco l’intervista…
Poco più da un anno dell’apertura, Alessandro Feo, giovane chef cilentano, ha dovuto chiudere temporaneamente le saracinesche del suo ristorantino sul porto di Casal Velino Marina. È l’ennesima vittima colpita dal mostro invisibile, Covid-19, e noi raccontiamo la sua esperienza. Fra le sue parole si nota una rimarcata speranza in un futuro migliore, ma nel frattempo…
Alessandro come stai affrontando questa pandemia?
«Mangiando perché la cosa che mi piace di più ed ovviamente cucinando».
Quale è stata la prima cosa che hai pensato quando hai dovuto chiudere dall’oggi al domani?
«E adesso? Ho pensato di non dovermi abbattere, la cosa principale. Penso che in questo momento se uno si abbatte è la fine. Se pensi che non ci sia un domani, ti arriva anche lo sconforto a regnare su di te. Visto e considerato che già molte volte mi è capitato di rimboccarmi le maniche, ho pensato che era il momento di iniziare a farlo da subito».
Cosa stai cucinando?
«Sto rifacendo tutte quelle ricette che ho un po’ accantonato nel tempo partendo dalla pizza. Poi sto prendendo un sacco di spunti per quando si ripartirà».
Quanti danni pensi stia ricevendo la tua struttura per colpa del coronavirus?
«Tanti. Davvero tanti. La cosa più brutta è che il tempo ci sta regalando bellissime giornate e sono sicuro che avrei lavorato davvero tanto. È saltato marzo, salterà aprile, la pasqua, le comunioni… tutti quegli eventi già in programma. Al momento ho quantificato diverse migliaia di euro di perdita».
Che valori stiamo riscoprendo?
«Stiamo riscoprendo i valori della semplicità che tanto si era persa. Anche parlare molto con i cugini. L’aspetto familiare e amicale. Io ho riscoperto il vivere il quotidiano con tanta semplicità».
A parte cucinare come stai impiegando il tuo tempo libero?
«Sto camminando molto attorno al mio palazzo. Diversamente non si può fare. Sto leggendo e riscoprendo tante cose che ho messo da parte in questi ultimi periodi fra cui varie telefonate a persone che non sentivo da tempo».
Quale è la prima cosa farai quando tutto sarà finito?
«Ubriacarmi – ride scherzando -. Devo resettare tutto. Capire da dove cominciare. Da dove iniziare a prendere il capo del filo della matassa e iniziare a costruire… di nuovo. Penso ci vorrà mente lucida per cominciare a lavorare. Può sembrare strano ma avrò bisogno di un giorno di stand by per resettare il tutto».
Che Cilento riesci ad immaginare il giorno dopo?
«Mi piacerebbe immaginare un Cilento più forte e con una grande voglia di ripartire. Un Cilento che invece di piangersi addosso costruisca e cerchi di capire che bisogna costruirsi il lavoro tutto l’anno in modo da non affossarsi troppo se salta un mese importante come può essere quello della pasqua».