Tra i sindaci del Cilento in trincea per avere il sacrosanto diritto di accesso all’acqua via è Giuseppe Cilento, primo cittadino di San Mauro Cilento, paese del Monte Stella duramente colpito dal razionamento della risorsa idrica. Oggi l’ennesimo guasto ad una condotta ma, da palazzo di città, lamentano problemi ormai atavici.
Sindaco Cilento, l’estate è vicina: qual è la situazione?
La solita situazione critica di ogni anno. Si prospetta l’ennesima estate all’insegna della siccità perché da settembre 2019 ad oggi non ci sono stati interventi sulle tubature colabrodo. La Regione Campania parlava di interventi per 50 milioni, ma si tratta soltanto di un bluff perché quei fondi non sono mai stati stanziati e attendiamo da anni il decreto in questione. La situazione che stiamo vivendo di certo non aiuta e quindi anche l’estate 2020 è condannata. Il flusso turistico sarà molto scarso e se ci mettiamo la mancanza d’acqua, i pochi turisti andranno sicuramente altrove.
Alcune delle tubature colabrodo sono in amianto. È un pericolo per la popolazione?
Loro dicono di no, ma di sicuro non può essere un toccasana. È stato accertato quanto l’amianto sia pericoloso per la salute umana e di certo sarebbe meglio che i nostri tubi siano in altro materiale. Devono essere sostituiti per vari motivi, non ultimo quello della salute pubblica, già messa a dura prova dall’inquinamento.
Nel Cilento scorre moltissima acqua, come mai i cilentani rimangono spesso senza?
Perché se ne perde oltre la metà a causa delle tubature. È inutile girarci attorno: ogni centro dovrebbe attingere da proprie sorgenti o al massimo da vasche di raccolta comuni coi confinanti. Portare l’acqua lontano è un inutile spreco a discapito di ognuno di noi.
Tra i progetti di Consac vi è la potabilizzazione dell’acqua. Lei cosa ne pensa?
L’acqua viene potabilizzata col cloro e quindi si introduce nella rete un elemento chimico che va a finire nel nostro organismo. A causa del cloro le nostre difese immunitarie si abbassano drasticamente e il nostro corpo non è più in grado di respingere le infezioni, di difendersi dagli agenti esterni. Un tempo ci si ammalava molto meno perché le difese immunitarie erano altissime mentre oggi siamo in balia di virus e batteri.
Quindi la boccia per un fatto legato alla salute del cittadino?
Oltre questo importante fattore c’è sino anche altri aspetti da non sottovalutare. Quello economico, ad esempio, ma anche quello ambientale. Il cloro è pur sempre un elemento chimico e l’ambiente di sicuro non sorride a questa scelta. Per quanto riguarda le tasche dei contribuenti, una potabilizzazione chimica dell’acqua peserà sulle economie familiari, già di per sé precarie.
Quale può essere la soluzione?
La gestione autonomia della risorsa idrica e la chiusura di Consac.