Coronavirus: Vincenzo Merola di Isca delle Donne ed il suo agriturismo

Abbiamo intervistato per voi i volti più rappresentativi dell’ enogastronomia cilentana per farci raccontare la loro quarantena e tutto ciò che ci può essere dietro questa spiacevole situazione. Continuiamo con Vincenzo Merola dell’Agriturismo Isca delle Donne di Palinuro.

Di Bruno Sodano

Isca delle Donne è uno splendido agriturismo cilentano sito a Palinuro. A due passi dall’arco naturale ricco di flora e fauna. C’è tanta tensione ma anche buoni auspici. Vediamo il padron Vincenzo Merola come sta vivendo questa spiacevole situazione…

Vincenzo, come stai affrontando questa pandemia?

«Mi sento fortunato rispetto a tante altre persone perché la viviamo lavorando in campagna coltivando e anticipando quanto più è possibile quelli che sono i servizi primaverili. Anche le giornate di sole contribuiscono a migliorare un po’ l’umore. Rimane la preoccupazione economica perché c’è comunque un blocco di ingresso economico nonostante le spese continue che  continuano ad esserci. Ed infine la preoccupazione della salute. In ogni caso la parte agricola comunque riesco a mandarla avanti».

Quindi avrai poco tempo libero. Quello che ti rimane come lo stai passando?

«Come dicevo passo tanto tempo in campagna, nella mia azienda agrituristica, perché comunque il bestiame non può essere abbandonato e la coltivazione vegetale deve necessariamente essere irrigata e curata. Per quel che posso sistemo carte, documenti e faccio manutenzione straordinaria dell’azienda agricola».

Quale è stata la prima cosa che hai pensato quando hai dovuto chiudere dall’oggi al domani?

«Ho pensato che economicamente sarà una grande batosta. Non tanto sotto il punto di vista personale, ma per l’intera collettività. Ovviamente quando si blocca un sistema economico inevitabilmente si hanno ripercursioni a livello psicologico che ricadono sia sull’aspetto fisico che quello morale».

Cosa stai cucinando di buono in questi giorni?

«Tanta verdura, proprio tanta. Ieri è stato l’ultimo orto che abbiamo vangato e quindi c’era rimasta un po’ di verdura prima che venisse trinciata ed arata. Quindi molta bieta, cicorie, qualche cavolfiore, verza, zucche. Molte verdure ed un po’ di pasta. Stamattina abbiamo comunque deciso di rispettare il venerdì di quaresima ed abbiamo mangiato le seppie».

Che valori stiamo riscoprendo?

«Credo che questa pausa faccia riscoprire tanti piccoli valori dimenticati. Questa è una tappa di riflessione per capire sìa nel mondo del lavoro che personale se c’è qualche errore e come porci rimedio».

Quale è la prima cosa che farai quando si potrà riuscire di nuovo?

«Sicuramente cercare i sorrisi di tante persone. Mi sento con tanta gente e le parole di conforto non sempre bastano. Desidero davvero vedere sorridere alcune persone a me care».

Il coronavirus in che maniera sta incidendo negativamente sulla tua struttura?

«Sulla mia struttura ha inciso molto. Tante piccole cerimonie annullate, le varie fattorie didattiche cancellate, il fine settimana c’è stato un buon riscontro alla ristorazione. Sono mesi duri perché l’incasso che pensavamo fosse garantito l’abbiamo perso».

Cosa senti di dire ai tuoi colleghi cilentani?

«Di non avvilirsi innanzitutto. Di prepararsi bene quella che è la strumentazione del lavoro perché poi appena si parte uno deve dedicarsi solo ai propri clienti».

Che Cilento riesci ad immaginare il giorno dopo?

«Cilento è una parola che si narra da sola. Una volta un tedesco mi fece riflettere su questa parola che poi è un po’ la definizione per eccellenza “Ci-Lento”, un territorio che è lento di natura. Appena finisce spero che si aumenenterà il nostro passo, quello che abbiamo sempre avuto».

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