Speciale Coronavirus: Rosa Positano fra famiglia e positività, l’intervista

Abbiamo intervistato per voi i volti più rappresentativi dell’ enogastronomia cilentana per farci raccontare la loro quarantena e tutto ciò che ci può essere dietro questa spiacevole situazione. Partiamo dalla famiglia Positano del ristorante la Chioccia d’Oro di Novi Velia con Rosa che è la sua splendida portavoce.

Di Bruno Sodano

Dopo 41 anni di attività, La Chioccia d’Oro, storico punto fermo della ristorazione cilentana sito a Novi Velia, si ferma. Abbiamo deciso di iniziare da loro questa serie di interviste che racconteranno questa dura esperienza vista dagli occhi di chi fa ristorazione, duramente attaccati dal Covid-19.

Rosa, come stai affrontando questa pandemia?

«Per quanto mi riguarda la sto affrontando in maniera anche positiva perché avendo un ristorante per me è nuovo vivere la vita casalinga nei giorni normali. Sto veramente riscoprendo, con un approccio diverso,  angoli della casa a me sconosciuti.  Sicuramente è molto difficile ma sto viaggiando tanto con la fantasia, almeno questo mi è permesso».

Come stai impiegando il tuo tempo libero?

«Ho riscoperto la lettura, pratica che adoro ma che coltivo poco vista la vita frenetica che vivo, abbandonando per un po’ l’universo social che ci pervade ogni giorno».

Quale è stata la prima cosa che hai pensato quando hai dovuto chiudere da un giorno all’altro il ristorante?

«La prima cosa che ho pensato è stata quella di non poter partecipare agli eventi belli delle persone che scelgono il nostro ristorante per festeggiarli. Avere un’attività come la mia, ti permette di vivere le loro gioie. Stare lontana da questa concezione mi ha portato ad un momento di tristezza sicuramente».

Che valori stiamo riscoprendo?

«Può sembrare una cosa scontata ma sto riscoprendo la gioia di fare la colazione con mia mamma e mio padre. in effetti, già sedermi con loro alle 9.30 di mattina, cosa che non è mai successa in 37 anni di vita, mi fa riscoprire un rapporto familiare che va oltre la professione. Riscopro un nuovo rapporto».

La vera regina della Chioccia d’Oro è tua mamma Maria, cosa sta cucinando in questi giorni?

«La sua passione più grande sono sempre stati i dolci e ne sta approfittando per sperimentare nuove ricette da poter riproporre appena sarà finita questa brutta situazione. Abituata comunque alla vita da ristorante si sta riscoprendo anche lei casalinga e per quanto sia diverso riesce a mantenersi molto impegnata».

Cosa prova tuo padre Giovanni, vero perno della Chioccia D’Oro, ad aver dovuto chiudere per così tanto tempo dopo 41 anni di onorata carriera?

«Mio padre non si distacca dai fornelli perché comunque ci sono delle ricette che segue direttamente lui. Infatti, domani, manterremo la tradizione di mangiare pesce il venerdì ed è sua cura cucinarlo. Cerca di non perdere l’allenamento mentale e legge anche lui tante cose per prendere nuovi spunti. Sicuramente è tutto molto strano, surreale ed angosciante ma è fiducioso in un futuro migliore».

Quale sarà la prima cosa che farai quando si potrà riuscire di nuovo?

«La prima cosa che farò sarà andare in Chiesa, poi dal parrucchiere – cosa fondamentale per me – ed andrò ad aprire una bottiglia di vino in riva al mare ed urlerò qualcosa che mi uscirà dal cuore… vedremo».

Che Cilento riesci ad immaginare, il giorno dopo?

Nonostante la situazione paradossale spero di vedere in un futuro breve un Cilento ricco di italiani. Senza nulla togliere agli stranieri ma in questo periodo storico ci stiamo aiutando da soli e sarebbe bello vedere alla fine di tutto continuiamo ad aiutarci facendo rinascere il nostro turismo insieme con tanta forza e tanto amore».

Quanti danni pensi abbia fatto il coronavirus alla tua attività?

«Tanti danni sicuramente ma c’è da dire che ho tantissima gente che mi scrive e mi contatta per dirmi che manchiamo e questa cosa mi porta a pensare positivo. Nonostante i danni che ci saranno ed una ripresa lenta spero, e sono molto fiduciosa, che possano tornare nella loro Chioccia d’Oro e ripartire insieme sperando che questi danni, non solo per me ma per tutti, possano essere sanati al più presto».

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