AGROPOLI. Il Coronavirus separa anche gli affetti nel momento in cui hanno bisogno di maggiore assistenza e conforto. È il caso di tutte le persone che non possono né vedere né aiutare i loro familiare bloccati in ospedale, in strutture di assistenza o nella propria abitazione ma in un comune differente.
A raccontare una delle tante storie che si stanno vivendo in questo periodo è un giovane di Agropoli, Marco Funicello, che non vede la madre ricoverata in una clinica a Pavia da circa dieci giorni. Nel comune lombardo Marco e la madre sono arrivati a gennaio. Qui la donna ha dovuto subire un intervento ma nessuno pensava ad un simile epilogo. Per evitare il contagio, infatti, il giovane agropolese non può entrare in clinica né per abbracciarla né per aiutarla nelle attività quotidiane. L’unica cosa che può fare è portale ogni 3 giorni la biancheria pulita e piccoli sfizi da mangiare.
“Posso solo sentirla per telefono più volte al giorno e cercare di metter fine ai suoi pianti, alla sua malinconia e alla sua stanchezza fisica e mentale. Maledetto Coronavirus! Stai facendo saltare tutto, morire persone, un mondo bloccato” si sfoga Marco- “Mia madre sta bene ma non possiamo ancora tornare a casa, né la fanno uscire dall’ospedale per precauzione”.
Come Marco sono tante le persone che in questo periodo stanno soffrendo la lontananza dai propri cari, costretti a stare lontani a causa delle precauzioni da adattare in questo periodo di alto rischio contagio. Giorni drammatici e difficili che ci si augura finiscano presto.