8 marzo, Festa della Donna… Auguri

Le condizioni di vita della donna agropolese agli inizi del XX secolo

Di Ernesto Apicella

Nel 1901 secondo il “Censimento della popolazione del Regno d’Italia”, ad Agropoli erano presenti 646 famiglie, con 2999 abitanti. L’agricoltura era la maggiore fonte di reddito per gli agropolesi. Gli uomini percepivano un salario giornaliero che oscillava da lire 1,25 a lire 2, le donne da gli 80 centesimi ad 1 lira.
C’era una forte crisi economica che favorì un massiccio esodo emigratorio, diretto in prevalenza verso New York, città scelta per la presenza a Brooklyn di numerosi agropolesi, emigrati a fine 1800.

Nonché dall’ottima organizzazione dell’Agenzia di Viaggio “White Star Line” gestita da Francesco Cianfrone.
Il libro “Inchiesta Parlamentare sulle condizioni dei contadini nel Mezzogiorno e nella Sicilia” del 1907, ci fornisce un quadro sociale molto interessante dedicato alle donne:

“Le donne non maritate che lavorano nei campi si dedicano alla mietitura, sarchiatura, trasporto di derrate, vendemmia e seccagione di fichi, e lavorano fino a 45 anni di età. Mentre le donne sposate in genere non hanno bisogno di lavorare perché vivono con i soldi inviati dai loro mariti emigrati in America. Le donne poi spesso vanno a lavorare anche nella piana di Capaccio, che dista circa sei chilometri dall’abitato di Agropoli. L’orario dei lavori nei campi è di otto ore d’inverno e nove ore d’estate sia per gli adulti, che per le donne e i bambini”.

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