L ‘esplosione del Coronavirus in Italia, da giorni, occupa le prime pagine di tutti i notiziari mondiali. Quella che sembrava essere un’ emergenza italiana, in realtà, è divenuta ben presto un’emergenza globale. Quando circa una settimana fa, ci furono i primi casi di contagio nella zona del Lodigiano e del Padovano, l’asticella della preoccupazione divenne subito altissima, caso dopo caso, tampone dopo tampone. Sappiamo tutti che dai due focolai, dalle due zone così dette rosse, chi vi entrava non poteva uscirne. Misure di sicurezza che avrebbe limitato e bloccato i contagi nel resto della Penisola, ancora incontaminata.
Così non è stato, le circostanze, la paura, l’incoscienza, la voglia di rientrare a casa hanno fatto registrare qualche caso di positività in quasi tutte le regioni, tra i dissapori degli altri, la forte preoccupazione e la rabbia per il non rispetto delle leggi. Quello che però sembra preoccupare più di tutto è il fatto che il nostro Bel Paese, che vive di turismo e commercio, dovrà pagare uno scotto molto salato. Confcommercio stima una perdita di 5-7 miliardi di euro nel caso in cui la crisi si prolunghi fino a maggio, mentre il governatore della Banca d’Italia ha stimato una riduzione del Pil dello 0,2% nell’arco di un anno. Il Carnevale di Venezia è stato rinviato, previsto per giugno anche il Salone del mobile. Sospesi gli eventi e le competizioni sportive, la Milano Fashion week ha subito modifiche in corso d’opera, musei e teatri. In più la Brussels Airlines ha annunciato di avere ridotto del 30% la frequenza dei suoi voli per l’Italia, stessa cosa per la British Airways, Easyjet e Wizz Air, addirittura del 60%.
La ricaduta economica tocca anche il Cilento, costa italiana che vive essenzialmente di turismo. Le disdette dei vacanzieri cominciano già a pervenire, tante le denunce dei nostri imprenditori turistici. Napoli ha perso 15mila visitatori e attende una disdetta del 30% delle prenotazioni. In calo anche i weekend di Pasqua. Per non parlare dei danni al made in Italy, food e beverage. La nostra zona vive anche e soprattutto di economica agroalimentare e anche qui le notizie non sono positive: una stima di Coldiretti su dati Istat ha rilevato un calo dell’11,9% delle esportazioni di prodotti italiani in Cina solo nel gennaio 2020.
In conclusione, l’attenzione sul virus è e deve rimanere alta, ma sarebbe necessario, per il bene di tutti, ricordarci che si parla di epidemia e non pandemia. Di questo passo la recessione è dietro l’angolo.