Avrebbe origini cilentane l’esecutore materiale sella strage di Capaci. Almeno secondo l’accusa della procura di Caltanissetta che sta indagando su Giovanni Peluso. L’ex poliziotto ed ex 007 originario di Abatemarco nel Comune di Montano Antilia dovrebbe essere ascoltato nuovamente nel processo cosiddetto “Capaci bis” che si sta celebrando davanti alla Corte d’assise d’Appello di Caltanissetta.
La strage del 23 maggio del 1992 costò la vita al giudice Giovanni Falcone e ad altre 4 persone. Nell’ultima udienza de 12 febbraio Peluso “non si è presentato al bunker”.
Nato e cresciuto ad Abatemarco dove vivono ancora i suoi familiari, Peluso è un ex sovrintendente della Polizia di Stato, con un passato in servizio a Napoli e Roma. Risulta indagato per la strage di Capaci e per associazione mafiosa in seguito alle dichiarazioni del pentito Pietro Riggio. Secondo l’accusa della Procura di Caltanissetta avrebbe ricoperto il ruolo di “compartecipe ed esecutore materiale della strage di Capaci”. Nel piccolo centro cilentano lo conoscono tutti, da tempo non si vede . Qualche mese fa ad Abatemarco ci fu un gran dispiegamento di forze dell’ordine che lo cercavano.
I verbali di Caltanissetta sono ora agli atti del processo Capaci-bis, Riggio rivela che l’ex poliziotto Peluso avrebbe addirittura messo sotto l’autostrada il tritolo che ha fatto saltare in aria Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta. Peluso, sentito dai pm il 6 marzo, ha negato: “Sono innocente, all’epoca nemmeno sapevo che esisteva Capaci. Mi trovavo al corso per sovrintendente che è iniziato nel gennaio 1992 e finito nel luglio ’92. Appresi della strage al corso”. Riggio ha conosciuto Peluso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nel 1998: “Dopo la scarcerazione – si difende Peluso – Riggio si era offerto di darmi lavoro, poi però dal 2002, dopo esser stato fermato con lui in auto a Caltanissetta, non l’ho più visto”.