Guarita dalla meningite: il messaggio della maestra cilentana

"Siete tutti voi che mi avete aiutata a rinascere. Un miracolo!"

Di Redazione Infocilento

“E poi ritorni alla vita…respiri da sola, riesci a tenere gli occhi aperti e riconosci i tuoi cari”. Inizia così il messaggio della 30enne di Casal Velino che per una settimana ha combattuto contro la meningite. L.D.N., guarita e dimessa dall’ospedale, racconta il suo stato d’animo, la sofferenza di quei momenti, la paura.

“Ritorni e non sai cosa sia successo – dice – Intorno solo fili, bip, led, flebo, buchi su tutto il corpo, elettrodi e gli angeli del Cotugno che ti sorridono, ti chiamano e ti riportano alla realtà. Cos’è la vita? Quanto poco l’ apprezziamo, la sprechiamo correndo e puntualizzando prese di posizioni inutili. Non dico nulla di nuovo lo sò. Ma quando ti accorgi di aver fatto un salto dall’altra parte del fossato e di essere viva per miracolo, certe cose, certi sentimenti e certe convinzioni si rafforzano. Ti sembra tutto più chiaro”.

La giovane maestra cilentana, insegnante in una scuola di Benevento, ringrazia quanti le sono stati vicini, la famiglia, gli amici, i medici che l’hanno avuta in cura. “Siete tutti voi che mi avete aiutata a rinascere. Un miracolo! Hanno continuato a ripetermelo i medici e tutti i sanitari che mi hanno assistito”. Il mio miracolo siete stati tutti voi. Con le vostre preghiere e con il vostro affetto io sono rinata, sono di nuovo qui“, conclude.

La maestra di Casal Velino aveva iniziato a star male venerdì 21 gennaio. Si era lamentata di un lieve malessere nel pomeriggio, al ritorno dalla scuola. Poi la situazione è precipitata nella notte, quando sono sopraggiunte le crisi convulsive. Trasferita prima all’ospedale di Benevento, da qui è stata trasportata in eliambulanza presso il Cotugno di Napoli dove i medici hanno subito capito che si trattava di meningite e avviato la profilassi prevista per la malattia.

Ieri le dimissioni, il ritorno a casa dove ha potuto riabbracciare il suo bambino. La comunità di Casal Velino aveva seguito con ansia l’evoluzione del suo quadro clinico, organizzando anche delle veglie di preghiera.

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