Da diversi anni a questa parte, complice la maggior attenzione alla sostenibilità delle proprie azioni quotidiane, è forte l’interesse nei confronti della bioedilizia. Tra i materiali più utilizzati è possibile citare la canapa. Se vuoi scoprire come viene gestita e perché è così popolare, seguici nelle prossime righe.
Canapa: come mai è tanto polare nell’ambito dell’edilizia?
Quando si parla della canapa, si chiama in causa un materiale che, come già detto, è estremamente popolare nell’ambito dell’edilizia sostenibile. Gli studi su questa pianta, che sono aumentati notevolmente negli ultimi anni sulla scia della legalizzazione della canapa light in diversi Paesi (novità che ha innegabilmente aumentato la visibilità su questo mondo), hanno sottolineato diversi vantaggi che è bene elencare.
Prima di tutto, ricordiamo stiamo parlando di una pianta molto semplice da coltivare – se vuoi conoscere i rudimenti di questo processo, puoi dare un’occhiata a Cbdmania, il blog più esaustivo sulla canapa – e resistente ai parassiti. In generale, la coltivazione della canapa rappresenta un’alternativa ecologica in quanto non richiede l’utilizzo di quantità eccessive di acqua.
Particolarmente resistente al fuoco, la canapa ha un altro pro non indifferente. Si tratta infatti di un materiale dalla forte efficacia antisismica. A dimostrare questa sua centralità nell’ambito dell’edilizia antisismica ci pensa la presenza in commercio di numerosi kit di pannelli realizzati in fibra di canapa e progettati ad hoc per resistere alla sollecitazione delle scosse di terremoto.
Altri vantaggi della canapa in edilizia
Proseguendo con i vantaggi dell’utilizzo della canapa in edilizia, è impossibile non chiamare in causa la sua efficacia antibatterica. Questa pianta, perfetta per chi vuole contrastare la presenza in casa di muffe e insetti, è il punto di partenza per la creazione di mattoni bio contraddistinti da una forte resistenza. La loro creazione è frutto del contatto tra la silice presente nella canapa e la calce idratata.
Quando si parla della pianta in questione, è necessario chiamare in causa anche le ottime performance dal punto di vista dell’isolamento termico e acustico.
Discutere della canapa in edilizia sostenibile significa, per forza di cose, aprire la parentesi relativa agli effetti che questa pianta esercita sul nostro benessere psicofisico.
La canapa è infatti un materiale carbon negative: ciò significa che è in grado di sintetizzare il carbonio. Per dare qualche numero in merito, ricordiamo che un singolo metro cubo di canapa è in grado di immagazzinare più di 100 kg di anidride carbonica.
Che impatto ha tutto questo sugli ambienti degli edifici? Una maggior salubrità che chi fruisce dei vari contesti abitativi e non solo. A contribuire a questo importantissimo effetto ci pensano anche le già ricordate proprietà antifungine della pianta.
Come si estrae la fibra di canapa
Chi ha intenzione di informarsi in merito all’utilizzo della canapa in edilizia deve, per forza di cose, soffermarsi sulle modalità di estrazione della fibra. Il processo in questione è molto complesso. Tutto parte con la macerazione, che consiste nell’immersione dei fusti della pianta in acqua. In questo modo, è possibile apprezzare il rilascio della fibra di canapa.
A questo punto arriva il momento della stigliatura, ossia della separazione delle fibre della pianta dai fusti. Le fibre ottenute a seguito di questo passaggio possono essere sia lunghe, sia corte. Per la bioedilizia, vanno bene entrambe. Per altri settori, come per esempio il tessile, sono invece più adatte le fibre lunghe.
Tornando un attimo all’edilizia concludiamo con un doveroso cenno al canapulo, la parte della pianta che contiene il già citato silicio, essenziale per l’efficacia ingnifuga della pianta.