AGROPOLI. Era il 6 ottobre del 2007 quando, il giovanissimo Giuseppe Tuccio, 13 anni, morì dopo una settimana di agonia a causa delle ferite riportate in conseguenza di una caduta causata dall’impatto della bicicletta che conduceva in Via Difesa ed un dosso artificiale rallentatore di velocità vi installata. Ora la vicenda è arrivata a un epilogo. Secondo la Corte di Appello Civile del Tribunale di Salerno (II Sezione, presidente De Filippis e consigliere relatore Brancaccio) il principale responsabile per la morte del piccolo Giuseppe è l’attuale comandante della Polizia Municipale di Agropoli, Carmine Di Biasi.
La responsabilità del verificarsi del fatto illecito deve ascriversi in maniera preponderante al comandante poiché … “nella sua qualità di vice-comandante della polizia municipale del Comune di Agropoli e dunque di garante della sicurezza della circolazione veicolare” non avrebbe dovuto in primo luogo ordinare l’installazione del dissuasore in quella zona … e in ogni caso avrebbe dovuto verificarne lo stabile ancoraggio alla pavimentazione … nonché monitorarne costantemente le condizioni di efficienza. Secondo giudici non può negarsi che qualora Di Biasi dopo aver improvvidamente disposto la collocazione del dosso artificiale in Via Difesa … avesse accertato con la necessaria diligenza che lo stesso non risultava ancorato saldamente al suolo …. Ed avesse sollecitato l’espletamento dell’attività di manutenzione diretta ad eliminarne le anomalie … l’incidente mortale non si sarebbe verificato.
Alla luce di tali considerazioni la condotta del Comandante dei vigili è stata ritenuta contraria alle prescrizioni del codice della strada ed ai doveri del suo ufficio ed ha incontrovertibilmente costituito il prevalente ancorchè non esclusivo antecedente causale dell’evento dannoso.
La Corte ha anche riconosciuto che la bicicletta presentava un problema tecnico e pertanto la liquidazione del danno è stata decurtata di un 25% a titolo di concorso di colpa.
La vicenda vide una prima condanna penale a carico del Di Biasi emessa dal Giudice del Tribunale di Vallo della Lucania, dr.ssa Garzo, a cui fece seguito una sentenza di assoluzione emessa dalla Corte di Appello Penale di Salerno: avverso tale pronuncia venne avanzato ricorso per Cassazione dalla parte civile e la Corte accolse il ricorso, annullò l’assoluzione e rinvio gli atti alla Corte di Appello Civile.
Ora si è chiuso anche questo giudizio con la dichiarazione di responsabilità ascritta al Di Biasi che, non potendo più patire alcuna condanna penale (all’epoca la Procura Generale non impugnò l’assoluzione), è stato condannato – in solido con il Comune di Agropoli – a risarcire i danni cagionati dalla morte.