La Dia (Direzione investigativa antimafia) ha pubblicato la relazione semestrale relativa all’attività della criminalità organizzata in Italia nel primo semestre del 2019. L’organismo investigativo interforze, inquadrato nel Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, mappa ogni località del Belpaese. Tra queste anche il comprensorio del Cilento e Vallo di Diano che non è esente da infiltrazioni della criminalità. Sempre più, infatti, si segnala la presenza di gruppi del napoletano e del casertano che accedono al territorio, in particolare quello dell’Alto Cilento
Relazione semestrale della Dia: le attività criminali
In particolare si segnala l’aumento della pratica dell’usura, dello spaccio di stupefacenti e di altre attività illegali legate all’edilizia e agli appalti, anche pubblici. Un tratto comune a tutte le zone della Provincia di Salerno, fa sapere la Dia, è quello dell’“impresa a matrice criminale di seconda generazione”. In particolare, i figli di soggetti riconducibili alla camorra del decennio 1980-1990, colpiti negli anni da provvedimenti di sequestro e confisca, hanno intrapreso attività economiche in proprio, impiegando capitali dei quali non è evidente l’origine illecita, avvantaggiandosi della forza pervasiva della famiglia.
L’usura e traffico di stupefacenti
Nel Capoluogo, nell’Agro Nocerino-Sarnese, nella Costiera Amalfitana, nella Piana del Sele e nel Cilento, inoltre, “si inserisce la perdurante pratica dell’usura e dell’esercizio abusivo del credito, nonché il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti approvvigionati da fornitori provenienti prevalentemente da provincie di Napoli.
Il traffico e lo spaccio di stupefacenti sono tra le attività delinquenziali maggiormente diffuse in tutta la Provincia, nonché il prioritario canale di finanziamento e arricchimento.
Le attività di contrasto al fenomeno hanno documentato anche l’esistenza di coltivazioni, sebbene non particolarmente estese, di droghe leggere (marijuana) destinate al mercato locale”, si legge nella relazione.
Le rapine
“Altri reati in grado di assicurare profitti soddisfacenti sono le rapine, anche ai danni di furgoni portavalori, e le truffe ai danni dello Stato e delle assicurazioni. Anche l’infiltrazione negli appalti – prevalentemente per la realizzazione di opere pubbliche, ma anche per la fornitura di servizi (particolare delicatezza riveste quello di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani) o per la manutenzione di infrastrutture e di beni del demanio – continua a rappresentare un settore molto esposto”, evidenzia la Dia.
La corruzione
Al riguardo viene citato un episodio del 14 maggio 2019, quando i militari dell’Arma dei carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emesse dal Tribunale di Vallo della Lucania, nei confronti di 4 persone, ritenute responsabili, a vario titolo ed in concorso, del reato di istigazione alla corruzione. Le investigazioni hanno disvelato la promessa di una somma di denaro al responsabile di un ufficio del Comune Pollica, al fine di ottenere l’aggiudicazione della gara relativa all’affidamento dei lavori per il rifacimento della rete fognaria”.
Altro esempio l’operazione “Kamaraton” che ha riguardato l’operatività in seno al comune di Camerota “di un’associazione per delinquere, operante dal 2012 al 2016, finalizzata alla commissione di un numero indefinito di reati contro la pubblica amministrazione e la fede pubblica, tra i quali l’illecita gestione di concessioni, autorizzazioni, appalti e pubblici servizi, assegnati a imprenditori amici o a società a parziale partecipazione pubblica, in cambio di denaro o altre utilità”.
Le infiltrazioni nelle costruzioni
Costiera Amalfitana, il Cilento e il vallo di Diano, inoltre, sono caratterizzate da una presenza di organizzazioni criminali attive, in modo particolare, nel settore delle costruzioni.
L’incasione dei gruppi criminali di Napoli e Caserta
“In particolar modo il Cilento e il Vallo di Diano – oltreché essere luoghi prescelti per la latitanza da parte di camorristi napoletani e casertani – negli ultimi anni stanno emergendo per attività di riciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita. Fondi investiti in loco da sodalizi provenienti dall’area napoletana nonché per la presenza, nella gestione di attività commerciali e del traffico di sostanze stupefacenti, di soggetti legati a consorterie ‘ndranghetiste, che hanno qui esteso la loro influenza tramite pregiudicati locali”, avverte la Dia.
La relazione semestrale della Dia: la situazione del Cilento
Ma qual è nel dettaglio la situazione del Cilento? Nel contesto territoriale dell’Alto Cilento, “il centro più importante è il comune di Agropoli dove si registra la presenza della famiglia di nomadi stanziali Marotta, dedita a reati di tipo predatorio, all’usura, al traffico di stupefacenti e al riciclaggio. Questa è stata colpita, nel tempo, da diversi provvedimenti cautelari e di sequestro di beni. Rilevante è il fenomeno dei reati predatori, consumati anche da soggetti dell’hinterland partenopeo, che investe l’area dell’agropolese in modo particolarmente significativo, essendo la stessa caratterizzata da un’elevata vocazione, ma anche da un importante indotto costituito da aziende agricole e da insediamenti zootecnici”, si legge nella relazione. Ma non solo: “Sul territorio sono presenti anche elementi del clan napoletano Fabbrocino”.
A Capaccio, invece, la direzione antimafia “segnala l’operatività del gruppo Marandino, il cui fondatore, in passato, è stato legato alla Nuova Camorra Organizzata. Il sodalizio risulta attivo e dotato di risorse economiche consistenti, frutto di attività illecite. Ciò è emerso dall’esecuzione, a marzo, da parte di personale della DIA di Salerno, di un provvedimento di confisca di beni – due società, un vasto complesso immobiliare, auto di lusso, rapporti bancari, per un valore di circa 3 milioni di euro – nei confronti di un soggetto contiguo al citato clan”.
Nei piccoli centri del medio e basso Cilento non si rileva la presenza di organizzazioni criminali ma la vocazione turistico-ricettiva, soprattutto della fascia costiera, rende il territorio appetibile per reinvestimenti di capitali illeciti, sostengono gli investigatori.
La situazione del Vallo di Diano
Per quanto riguarda il Vallo di Diano, invece, per la sua posizione geografica è direttamente collegato verso il potentino con la Val d’Agri ed, in generale, con l’entroterra lucano. Esso è influenzato da pericolose ‘ndrine, il cui potere criminale incide fortemente anche nel comprensorio in disamina.
“Nel recente passato, sono state accertate relazioni tra esponenti della criminalità locale e sodalizi più strutturati della Calabria e dell’area napoletana, soprattutto nel traffico di stupefacenti e negli investimenti immobiliari ed imprenditoriali”, si legge nella relazione. “Le attività investigative condotte dalle Forze di polizia hanno, tra l’altro, delineato uno scenario criminale che vede operativi sul territorio due gruppi criminali, Gallo e Balsamo, originari di Sala Consilina , dediti al traffico di stupefacenti, alle estorsioni e all’usura”, concludono dalla direzione antimafia.