In un tempo in cui la parola ha perso forza ed identità, lasciando lo spazio ad immagini che bombardano i sensi, non permettendo di vedere e sentire col cuore…a San Severino di Centola, un paesino del Cilento, una piccola porzione di popolo ha ancora il coraggio di proporre la “parola” e gli “occhi nudi”, come strumento per comunicare emozioni e valori che raccontano la “storia piccola” della gente del sud.
Il 28 e 29 Dicembre 2019 la luce delle lanterne e delle fiaccole hanno guidato il cammino che portava alla grotta di Betlemme – Un Presepe Vivente davvero insolito!
Il Borgo abbandonato di San Severino sprigionava vita, servendosi di parole e gesti dimenticati, cullati da musica gregoriana, nel tempo dei maxi-schermi e dei concerti di musica rock…, per celebrare il Natale. La parola della Sacra Scrittura, proclamata dalla voce di Sebastiano Somma faceva entrare i molti visitatori nel mistero del Natale, mentre una giovane mamma ed uno studente universitario del luogo, nei ruoli di Maria e Giuseppe, si inerpicavano lungo l’antica mulattiera che porta alla sommità del Borgo dove una stalla li accoglieva per celebrare la nascita del Figlio di Dio.
Il Bambinello, l’ultimo nato del paese, adagiato sulla paglia della mangiatoia, riposava placido circondato da angioletti dai volti rossi per il freddo. Occhi disarmati, sgranati poi dopo,quando due cammelli bianchi ed un lama hanno condotto i tre Magi dinanzi alla capanna.
Una rappresentazione sacra itinerante, che ha coinvolto anziani, giovani e tanti bambini di tutto il territorio comunale, soprattutto molti palinuresi e centolesi.
Un’esperienza spirituale toccante, ma anche sapori di altri tempi…si era immersi completamente nella realtà “paesana” dell’altro secolo…una grande famiglia che condivideva la gioia dell’ “essere” e del “vivere” la vita semplice e immediata del mondo contadino. Scene che parlavano di mestieri da tempo perduti, proiettando una luce diversa sul futuro di questa terra.
Riecheggiava nell’aria il bisogno di nuove visioni, di nuovi ideali…di sogni che mettessero ali al futuro…serate magiche su cui si è percepito che il futuro deve portare con sè l’innovazione, ma non può ignorare la “tradizione” che era li negli occhi degli anziani, in quelle pietre che urlavano il proprio passato e allora si è potuto credere di percorrere strade che nessuno ha ancora percorso e di pensare idee che nessuno ha ancora pensato. Questo presepe diverso, perchè radicato su pietre levigate dal sudore di tante generazioni di uomini forti e caparbi, è nato 27 anni orsono…è nato dall’innamoramento di una donna per il Borgo, che ebbe l’incoscienza di trascinare con sè una sua amica, e poi insieme trascinarono un’intera comunità dietro ad un sogno.
Ancora oggi queste persone si emozionano quando il fumo esce dai comignoli delle case del borgo che riprendono a vivere in quei giorni, e sono ancora lì a difendere la “bellezza” autentica di quel sogno che si realizza quella volta all’anno!
Molti sono stati, nel corso degli anni, i visionari che hanno lavorato concretamente a questo…sogno, con determinazione hanno lavorato per rendere accessibile e fruibile il Borgo.
Visitato da centinaia di persone provenienti da tutta italia e dal mondo, il Presepe per la comunità è tradizione, un momento di raccolta, spirito e condivisione con tutti coloro che ne vogliono far parte.
Il Borgo vive nelle persone e per le persone che lo abitano…anche solo per qualche ora!
“Grazie a chi ci ha scoperto negli anni, a chi negli anni ha voluto farne parte, a chi continua a condividere e a credere in questo sogno divenuto una realtà ben radicata” – dicono gli organizzatori.