Camerota: stop del Tar all’acquisto del palazzo marchesale

Palazzo Marchesale: Il Comune non avrebbe presentato atti consiliare. Ente pronto al ricorso

Di Carmela Santi

Per Marina di Camerota il palazzo marchesale, simbolo storico del borgo marino cilentano, torna ad essere un sogno impossibile. Almeno per il momento. Il Tar ha accolto il ricorso presentato dai privati sul diritto di prelazione del Comune. Facciamo chiarezza. Nel mese di febbraio era arrivata la disponibilità della Cassa Depositi e Prestiti alla concessione al comune di Camerota dei 990 mila euro necessari per l’acquisizione del Castello. La struttura del 1700 che si affaccia sul porto di Marina di Camerota, battuta all’asta fallimentare, era stata aggiudicata da un privato. Con l’intervento del comune sarebbe restata nella disponibilità della comunità locale.

Il Tribunale amministrativo regionale ha accolto invece il ricorso presentato sulla richiesta di sospensiva da parte della Fimm, la società che aveva acquisito il bene, sostenendo che il Comune di Camerota non ha prodotto nessun atto consiliare (elemento essenziale ai fini di una dichiarazione del diritto di prelazione) senza motivazioni giustificatrici per quanto riguarda l’utilizzo dello stesso bene.

Nella sentenza del Tar – inoltre – in sostanza risulta che, l’unico atto prodotto sulla dichiarata volontà dell’Ente di acquisire il bene è una nota del Sindaco Scarpitta che comunica alle parti come l’amministrazione volesse esercitare il diritto di prelazione. Una doccia fredda per l’amministrazione Scarpitta che avrebbe già presentato ricorso al consiglio di Stato. “La cosa che ci lascia basiti – dice Pierpaolo Guzzo capogruppo dell’opposizione. Avevamo dato piena disponibilità alla maggioranza invece non abbiamo mai avuto nessuna notizia, tranne apprendere attraverso l’Albo Pretorio online, delle delibere di giunte e della variazione di bilancio”.

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