Riceviamo e pubblichiamo, di seguito, nota stampa relativa al dossier sull’assistenza sanitaria in Campania del coordinamento regionale sanità dell’USB, composto da Vito Storniello e Antonio Alfano.
Dal 1 novembre e fino a gennaio 2020 i centri convenzionati per prestazioni mediche specialistiche e i laboratori di analisi cliniche praticheranno le loro prestazioni solo a pagamento. Negli Ospedali mancano medici, infermieri e operatori socio sanitari. Il cittadino e il paziente Campano continuano ad essere privati, nei fatti, del diritto di usufruire di un’assistenza sanitaria pubblica di qualità.
Il coordinamento Regionale Sanità della Unione Sindacale di Base sta monitorando da mesi “il polso assistenziale” dei Presidi Ospedalieri pubblici della Campania, ascoltando i lavoratori e gli utenti, raccogliendo dati e testimonianze utili per capire come nasce il disagio in un’assistenza pubblica che in Campania non riesce, troppo spesso, a garantire ai pazienti i L.E.A. (livelli essenziali di assistenza) imposti dal Ministero della Salute – Sul territorio, tanto per cominciare, dal 1 novembre e fino a gennaio 2020 i centri convenzionati per le prestazioni mediche specialistiche, come cardiologia e radiologia e i laboratori di analisi cliniche, praticheranno le prestazioni solo a pagamento. E’ il solito crudele disservizio che ogni anno, con la scusa dei tetti di spesa, costringerà migliaia di utenti a fare code interminabili alle ASL per un prelievo ematico o per vedersi inseriti in liste di attese interminabili per ottenere la prenotazione relativa ad un esame strumentale ritenuto “indispensabile” dal proprio medico curante. Così alla fine tanti cittadini rinunceranno al diritto alle cure o metteranno mano al portafoglio.
E c’è il problema enorme del precariato ospedaliero, promosso e ingigantito negli anni dalla immobilità politica, dalla burocrazia amministrativa e dalla mancanza di trasparenza nel sistema di reclutamento da parte delle strutture sanitarie pubbliche del personale acquisito tramite le agenzie interinali. Una vera e propria emergenza, quella relativa alla mancanza di personale e al precariato che si ripercuote sull’assistenza in corsia e negli ambulatori delle ASL. Da mettere in conto anche l’aumento degli episodi di violenza, consumati ormai quotidianamente, contro il personale dei pronto soccorso. Sul territorio manca quasi del tutto l’Assistenza Domiciliare Integrata, ASL e Ospedali pubblici non hanno Servizi Centralizzati Riabilitativi per bambini sotto i 12 mesi e molte T.I.N. non hanno un’area di accoglienza per i genitori. I centri convenzionati per le terapie riabilitative forniscono disponibilità da tempi biblici, addirittura oltre i 2 anni di attesa. Mancano logopedisti e fisioterapisti neonatali. Abbiamo conosciuto famiglie che si sono indebitate per garantire ai figli le cure definite indispensabili sui fogli delle dimissioni ospedaliere, ma impossibili da ottenere nei tempi previsti. Per gli anziani e i disabili la situazione è anche più drammatica, in Campania nascono come funghi le case famiglia per assisterli, ma chi controlla la qualità del servizio? La cronaca giudiziaria segnala decine di episodi di cattiva gestione di queste strutture ogni anno. E tanti pazienti, soprattutto i piccoli pazienti, continuano ad emigrare verso le strutture assistenziali del nord, dove le liste di attesa sono meno critiche e i servizi più organizzati.
Su questi temi la USB sta lavorando alla realizzazione di un “Dossier Salute” da consegnare alle Istituzioni competenti, non solo per rendere visibile il disagio delle diverse realtà presenti sul territorio, ma soprattutto per proporre, come sindacato, soluzioni e strategie organizzative finalizzate a garantire a tutti un’assistenza pubblica degna di questo nome