Santuario del Sacro Monte: sindaco punta dito contro rettore

"Per 50 anni il Rettore ci ha fatto sentire estranei in casa nostra"

Di Carmela Santi

“Il Santuario della Madonna è di Novi Velia e per la comunità novese deve rappresentare una risorsa non un problema”. Ad un mese circa dalla chiusura del Sacro monte rompe il silenzio il sindaco Adriano De Vita. Negli ultimi mesi il primo cittadino e la sua amministrazione hanno dovuto incassare non poche contestazioni dovute alla decisione di tenere chiusa la strada di accesso alla vetta del Gelbison. “La strada – ribadisce il primo cittadino – sarà riaperta solo quando sarà messa in sicurezza”.

Il Santuario riaprirà solo nel mese di maggio ma i nodi da sciogliere vanno oltre la strada. Il sindaco non le manda a dire e per la prima volta pubblicamente si rivolge al rettore Don Carmine Troccoli: “La gestione va rivista, dopo 50 anni Don Carmine deve capire che il Santuario deve tornare a rappresentare una risorsa anche per i novesi”. De Vita allora ricorda al Rettore che in tanti anni anziché instaurare una collaborazione con le amministrazioni comunali che si sono succedute ha pensato a far causa e portare il comune nelle aule dei Tribunali pretendendo una proprietà inesistente. Ci sono sentenze che risalgono al 1800 oltre a vari accordi che prevedevano che ci fosse anche una rendicontazione dei proventi del Santuario unitamente al Comune.

“Con le prime offerte fatte alla Madonna di Novi Velia – ricorda De Vita – l’allora rettore Don Luca Petraglia avviò i lavori per realizzare l’ospedale San Luca di Vallo, chiedo a Don Carmine dove sono andati i proventi di 50 anni al di là dei soldi spesi per i lavori?”. L’amministrazione De Vita vuol ridare centralità al Santuario, e dotarlo di tutti i servizi che oggi ancora mancano al fine di ospitare i pellegrini, magari aprendo le stanze degli alberghi ancora chiusi. Per De Vita c’è una serie di problematiche da affrontare per far sì che il Santuario possa diventare una risorsa per la comunità di Novi Velia e di tutto il Cilento.

“Siamo disposti a tutto – dice – non possiamo più sopportare di essere trattati come forestieri in una struttura che appartiene alla nostra comunità, per 50 anni il Rettore ci ha fatto sentire estranei in casa nostra. Non lo possiamo più consentire. Lo diciamo anche a quei novesi che stanno contestando la posizione. Noi andremo avanti non per pretendere chissà che cosa ma per uno spirito di giustizia e per difendere i diritti dei novesi”. Il comune sta dialogando anche con il Vescovo della Diocesi di Vallo, Ciro Miniero.

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